Informazione professionale

IT EN

 Questo medicamento è soggetto a monitoraggio addizionale. Ciò consente una rapida identificazione delle nuove conoscenze in materia di sicurezza. Chi esercita una professione sanitaria è invitato a segnalare un nuovo o serio effetto collaterale sospetto. Per indicazioni a proposito della segnalazione di effetti collaterali, cfr. la rubrica «Effetti indesiderati».

Kerendia®

Bayer (Schweiz) AG

Composizione

Principi attivi

Finerenonum.

Sostanze ausiliarie

Cellulosum microcristallinum, carmellosum natricum conexum, lactosum monohydricum, magnesii stearas, hypromellosum, natrii laurilsulfas.

Film di rivestimento: hypromellosum, talcum, titanii dioxidum (E 171), ferrum oxydatum rubrum (E 172) (presente solo nel dosaggio di 10 mg), ferrum oxydatum flavum (E 172) (presente solo nel dosaggio di 20 mg).

Una compressa rivestita con film da 10 mg contiene 0.44 mg di sodio e 42.75 mg di lattosio.

Una compressa rivestita con film da 20 mg contiene 0.47 mg di sodio e 38.00 mg di lattosio.

Forma farmaceutica e quantità di principio attivo per unità

Compresse rivestite con film da 10 mg e 20 mg di finerenone.

Aspetto

10 mg: compressa rivestita con film ovale, rosa, lunga 10 mm e larga 5 mm, con impresso «10» su un lato e «FI» sull'altro lato.

20 mg: compressa rivestita con film ovale, gialla, lunga 10 mm e larga 5 mm, con impresso «20» su un lato e «FI» sull'altro lato.

Indicazioni/Possibilità d'impiego

Kerendia è indicato per rallentare la progressione della malattia renale cronica in pazienti adulti affetti da diabete mellito di tipo 2 (cfr. le rubriche «Posologia/impiego» e «Efficacia clinica»).

Per i risultati degli studi relativi agli effetti sugli eventi cardiovascolari, cfr. la rubrica «Efficacia clinica».

Posologia/Impiego

Posologia abituale

La dose target raccomandata di Kerendia è di 20 mg una volta al giorno (corrispondente alla dose giornaliera massima).

Avvio della terapia

Kerendia deve essere utilizzato in aggiunta alla terapia standard (cfr. la rubrica «Efficacia clinica»).

Si raccomanda di avviare la terapia con Kerendia quando i livelli sierici di potassio sono ≤4.8 mmol/l. Per il monitoraggio del potassio sierico, cfr. «Terapia di mantenimento».

Quando i livelli sierici di potassio sono compresi tra > 4.8 e 5.0 mmol/l, è possibile considerare il trattamento con Kerendia in funzione delle caratteristiche del paziente e del livello di potassio sierico, tenendo conto che nelle prime 4 settimane sarà necessario un monitoraggio addizionale del potassio sierico (cfr. la rubrica «Avvertenze e misure precauzionali»).

Il trattamento con Kerendia non è consigliato in presenza di livelli sierici di potassio > 5.0 mmol/l (cfr. la rubrica «Avvertenze e misure precauzionali»).

La dose iniziale viene stabilita in base alla misurazione della velocità di filtrazione glomerulare stimata (eGFR). La dose iniziale di Kerendia è di:

·20 mg una volta al giorno, con valori di eGFR ≥60 ml/min/1.73 m2

·10 mg una volta al giorno, con valori di eGFR tra ≥25 e < 60 ml/min/1.73 m2

Alla luce della limitata esperienza clinica, non è consigliato avviare una terapia con Kerendia in pazienti con eGFR < 25 ml/min/1.73 m2.

Terapia di mantenimento

Il potassio sierico e la eGFR devono essere nuovamente misurati quattro settimane dopo l'avvio o la ripresa del trattamento o un incremento della dose di Kerendia. Per decidere sul proseguimento del trattamento con Kerendia e determinare l'adeguamento della dose, cfr. la tabella 1. Successivamente la misurazione del potassio sierico va ripetuta su base periodica e al bisogno in base alle caratteristiche del paziente e al livello di potassio sierico (cfr. le rubriche «Avvertenze e misure precauzionali» e «Interazioni»).

Tabella 1: Proseguimento (4 settimane dall'avvio o dalla ripresa del trattamento o da un incremento della dose) del trattamento con Kerendia e adeguamento della dose

Potassio sierico (mmol/l)

Posologia di Kerendia (dalla settimana 5)

≤4.8

Mantenere la posologia di 20 mg una volta al giorno.

Nei pazienti con posologia di 10 mg una volta al giorno, aumentare la posologia a 20 mg una volta al giorno laddove la eGFR non sia scesa di > 30% rispetto alla misurazione precedente.

tra > 4.8 e 5.5

Mantenere la posologia.

> 5.5

Sospendere la somministrazione di Kerendia.

Riprendere la somministrazione con 10 mg una volta al giorno quando il potassio sierico torna a livelli ≤5.0 mmol/l.

 

Istruzioni posologiche speciali

Pazienti con disturbi della funzionalità epatica

Il trattamento con Kerendia va evitato nei pazienti con insufficienza epatica grave (Child-Pugh C) (cfr. le rubriche «Avvertenze e misure precauzionali» e «Farmacocinetica»).

Nei pazienti con insufficienza epatica lieve o moderata (Child-Pugh A o B) non è necessario alcun adeguamento iniziale della dose (cfr. la rubrica «Farmacocinetica»).

Nei pazienti con insufficienza epatica moderata (Child-Pugh B) occorre prendere in considerazione un monitoraggio addizionale del potassio sierico, adeguando il monitoraggio in funzione delle caratteristiche del singolo paziente (cfr. le rubriche «Avvertenze e misure precauzionali» e «Farmacocinetica»).

Pazienti con disturbi della funzionalità renale

Avvio della terapia

Per i pazienti con eGFR compresa tra ≥25 e < 60 ml/min/1.73 m2, la dose iniziale di Kerendia è di 10 mg una volta al giorno.

Alla luce della limitata esperienza clinica, non è consigliato avviare una terapia con Kerendia in pazienti con eGFR < 25 ml/min/1.73 m2 (cfr. le rubriche «Avvertenze e misure precauzionali» e «Farmacocinetica»).

Terapia di mantenimento

La prosecuzione del trattamento e l'adeguamento della dose di Kerendia nei pazienti con disturbo della funzionalità renale di grado lieve, moderato o severo dipendono dal potassio sierico.

Per stabilire se la dose iniziale possa essere aumentata alla dose giornaliera raccomandata occorre determinare il valore di eGFR a 4 settimane dall'avvio del trattamento; cfr. tabella 1 e «Terapia di mantenimento».

Nei pazienti con insufficienza renale terminale (eGFR < 15 ml/min/1.73 m2), il trattamento con Kerendia deve essere proseguito con cautela monitorando i livelli di potassio sierico, poiché l'esperienza clinica è limitata (cfr. la rubrica «Avvertenze e misure precauzionali»).

Terapia combinata

In tutti i pazienti già in trattamento con un inibitore moderato del CYP3A4, la terapia con Kerendia deve essere avviata a una dose iniziale di 10 mg una volta al giorno (cfr. le rubriche «Avvertenze e misure precauzionali» e «Interazioni»).

Peso corporeo

Non sono necessari adeguamenti della dose in base al peso corporeo (cfr. la rubrica «Farmacocinetica»).

Pazienti anziani

Non sono necessari adeguamenti della dose in base all'età (cfr. la rubrica «Farmacocinetica»).

Bambini e adolescenti

La sicurezza e l'efficacia di Kerendia nei pazienti sotto i 18 anni non sono state esaminate.

Somministrazione ritardata della dose

Se viene dimenticata una dose, questa deve essere assunta il prima possibile, ma solo se ci si accorge della dimenticanza nello stesso giorno. Non si deve assumere una dose doppia nello stesso giorno per compensare la dimenticanza della dose.

Modo di somministrazione

Per uso orale.

Le compresse possono essere assunte con un bicchiere d'acqua indipendentemente dai pasti (cfr. la rubrica «Farmacocinetica»).

Si deve evitare l'assunzione di Kerendia insieme a pompelmo o succo di pompelmo (cfr. le rubriche «Avvertenze e misure precauzionali» e «Interazioni»).

Per i pazienti non in grado di deglutire compresse intere, le compresse di Kerendia possono essere frantumate immediatamente prima dell'uso e assunte con acqua o con cibi semisolidi (ad es. purea di mela) (cfr. la rubrica «Farmacocinetica»).

Controindicazioni

Kerendia è controindicato nei pazienti

·trattati in concomitanza con potenti inibitori del CYP3A4 (ad es. itraconazolo, ketoconazolo, ritonavir, nelfinavir, cobicistat, claritromicina, telitromicina e nefazodone) (cfr. la rubrica «Interazioni»).

·affetti da morbo di Addison.

·con ipersensibilità al principio attivo o a una delle sostanze ausiliarie (cfr. le rubriche «Composizione» e «Avvertenze e misure precauzionali»).

Avvertenze e misure precauzionali

Iperkaliemia

Tra i pazienti trattati con Kerendia è stata osservata iperkaliemia (cfr. la rubrica «Effetti indesiderati»).

Alcuni pazienti presentano un rischio maggiore di sviluppare iperkaliemia. I fattori di rischio comprendono bassi valori di eGFR, alti valori di potassio sierico ed episodi pregressi di iperkaliemia. Per questi pazienti occorre considerare controlli più frequenti.

Non è consigliato avviare una terapia con Kerendia in presenza di livelli sierici di potassio >5.0 mmol/l. Quando i livelli sierici di potassio sono compresi tra > 4.8 e 5.0 mmol/l, è possibile considerare il trattamento con Kerendia in funzione delle caratteristiche del paziente e del livello di potassio sierico, tenendo conto che nelle prime 4 settimane sarà necessario un monitoraggio addizionale del potassio sierico (cfr. la rubrica «Posologia/impiego»).

Qualora il livello di potassio sierico superi i 5.5 mmol/l in un paziente già trattato, è necessario sospendere la somministrazione di Kerendia. Osservare le linee guida locali per il trattamento dell'iperkaliemia. Una volta che il potassio sierico è tornato a livelli ≤5.0 mmol/l, il trattamento con Kerendia va ripreso alla posologia di 10 mg una volta al giorno (cfr. la rubrica «Posologia/impiego»).

Per tutti i pazienti è necessario rimisurare nuovamente il potassio sierico e la eGFR a quattro settimane dall'avvio o dalla ripresa del trattamento o da un incremento della dose di Kerendia. Successivamente la misurazione del potassio sierico va ripetuta su base periodica e al bisogno in base alle caratteristiche del paziente e al livello di potassio sierico (cfr. la rubrica «Posologia/impiego»).

Trattamento concomitante

Il rischio di iperkaliemia può aumentare anche in caso di assunzione concomitante di medicamenti che possono aumentare i livelli di potassio nel siero (cfr. la rubrica «Interazioni»). Cfr. anche «Utilizzo concomitante di sostanze che influiscono sull'esposizione a finerenone».

Evitare l'uso concomitante di Kerendia con i seguenti medicamenti:

·diuretici risparmiatori di potassio (ad es. amiloride, triamterene)

·altri antagonisti del recettore mineralcorticoide (MRA) (ad es. eplerenone, esaxerenone, spironolattone, canrenone)

Occorre cautela nell'uso di Kerendia e si deve monitorare il livello di potassio sierico quando Kerendia viene assunto in concomitanza con i seguenti medicamenti:

·integratori potassio

·trimetoprim o trimetoprim-sulfametossazolo. Può essere necessaria un'interruzione temporanea del trattamento con Kerendia.

Disturbo della funzionalità renale

Il rischio di iperkaliemia aumenta con la riduzione della funzionalità renale. È necessario un monitoraggio continuo della funzionalità renale, secondo necessità e secondo la prassi standard (cfr. la rubrica «Posologia/impiego»).

Alla luce della limitata esperienza clinica, non è consigliato avviare una terapia con Kerendia in pazienti con eGFR < 25 ml/min/1.73 m2 (cfr. le rubriche «Posologia/impiego» e «Farmacocinetica»).

Nei pazienti con insufficienza renale terminale (eGFR < 15 ml/min/1.73 m2), il trattamento con Kerendia deve essere proseguito con cautela monitorando i livelli di potassio sierico, poiché l'esperienza clinica è limitata (cfr. la rubrica «Posologia/impiego»).

Disturbo della funzionalità epatica

Non sono stati esaminati pazienti affetti da insufficienza epatica grave (Child Pugh C) (cfr. la rubrica «Farmacocinetica»). Poiché si prevede un marcato aumento dell'esposizione a finerenone, l'uso di Kerendia nei pazienti con grave insufficienza epatica deve essere evitato (cfr. la rubrica «Posologia/impiego»).

Per via dell'aumento dell'esposizione a finerenone, nei pazienti con insufficienza epatica moderata (Child-Pugh B) occorre prendere in considerazione un monitoraggio addizionale del potassio sierico, adeguando il monitoraggio in funzione delle caratteristiche del singolo paziente (cfr. le rubriche «Posologia/impiego» e «Farmacocinetica»).

Utilizzo concomitante di sostanze che influiscono sull'esposizione a finerenone

Inibitori moderati e deboli del CYP3A4

In caso di uso concomitante di Kerendia con inibitori del CYP3A4 sia moderati (ad es. eritromicina e verapamil) che deboli (ad es. amiodarone e fluvoxamina), si prevede un'aumentata esposizione a finerenone (cfr. la rubrica «Interazioni»). Sarà quindi necessario monitorare il livello di potassio nel siero, specialmente nella fase di avvio del trattamento o in occasione di modifiche della posologia di Kerendia o dell'inibitore del CYP3A4 (cfr. la rubrica «Posologia/impiego»).

Induttori potenti e moderati del CYP3A4

Si deve evitare l'uso concomitante di Kerendia con induttori del CYP3A4 potenti (ad es. rifampicina, carbamazepina, fenitoina, fenobarbital, erba di San Giovanni) o moderati (ad es. efavirenz), i quali riducono notevolmente le concentrazioni plasmatiche di finerenone determinando una riduzione dell'effetto terapeutico (cfr. la rubrica «Interazioni»). Va considerato il ricorso ad un medicamento concomitante alternativo, con potenziale di induzione del CYP3A4 nullo o debole.

Pompelmo

L'assunzione concomitante di pompelmo o succo di pompelmo deve essere evitata in quanto questa aumenta la concentrazione plasmatica di finerenone (cfr. le rubriche «Posologia/impiego» e «Interazioni»).

Tossicità embrio-fetale

Kerendia non deve essere usato durante la gravidanza salvo dopo attenta valutazione del beneficio per la madre e del rischio per il feto. Se una donna entra in gravidanza mentre assume Kerendia, deve essere informata dei potenziali rischi per il feto. Le donne in età fertile devono essere avvisate della necessità di usare misure contraccettive efficaci durante il trattamento con Kerendia.

Occorre avvisare le donne di non allattare con latte materno durante il trattamento con Kerendia. Vedere le rubriche «Gravidanza, allattamento» e «Dati preclinici» per maggiori informazioni.

Informazioni sulle sostanze ausiliarie

Kerendia contiene lattosio. I pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit totale di lattasi, o da malassorbimento di glucosio-galattosio, non devono assumere questo medicamento.

Kerendia contiene sodio. Questo medicamento contiene meno di 1 mmol (23 mg) di sodio per compressa rivestita con film, cioè essenzialmente «senza sodio».

Interazioni

Sono stati effettuati studi di interazione solo negli adulti. Finerenone viene eliminato quasi esclusivamente attraverso il metabolismo ossidativo mediato dal citocromo P450 (CYP) (principalmente dal CYP3A4 [90%] e, in misura minore, dal CYP2C8 [10%]).

Effetto di altri medicamenti su Kerendia

Inibitori enzimatici

Inibitori potenti del CYP3A4

L'uso concomitante di Kerendia con itraconazolo, claritromicina ed altri potenti inibitori del CYP3A4 (ad es. ketoconazolo, ritonavir, nelfinavir (non omologato in Svizzera), cobicistat, telitromicina (non omologata in Svizzera) o nefazodone (non omologato in Svizzera) è controindicato, poiché si prevede un marcato aumento dell'esposizione a finerenone (cfr. la rubrica «Controindicazioni»). Le simulazioni mostrano che l'uso concomitante di Kerendia con itraconazolo (200 mg due volte al giorno) aumenta l'esposizione a finerenone (rapporto medio geometrico (GMR) e intervallo di popolazione al 90% per AUC e Cmax: 6.31 [3.36-11.41] e 2.37 [1.76-3.31]). Anche claritromicina (500 mg due volte al giorno) induce il previsto aumento dell'esposizione a finerenone (GMR e intervallo di popolazione al 90% per AUC e Cmax: 5.28 [2.88-10.48] e 2.25 [1.76-2.98]).

Inibitori moderati del CYP3A4

L'uso concomitante di eritromicina (500 mg tre volte al giorno), un inibitore moderato del CYP3A4, ha aumentato l'esposizione media a finerenone (GMR e intervallo di confidenza al 90% per AUC e Cmax: 3.48 [3.02-4.02] e 1.88 [1.63-2.17]). Un altro inibitore moderato del CYP3A4, verapamil (compressa da 240 mg a rilascio ritardato del principio attivo somministrata una volta al giorno), ha aumentato l'esposizione media a finerenone (GMR e intervallo di confidenza al 90% per AUC e Cmax: 2.70 [2.43-3.01] e 2.22 [1.88-2.62]). Poiché ciò può aumentare il potassio sierico, il livello sierico di potassio deve essere monitorato (cfr. le rubriche «Posologia/impiego» e «Avvertenze e misure precauzionali»).

Inibitori deboli del CYP3A4

Simulazioni suggeriscono che fluvoxamina (100 mg due volte al giorno), un debole inibitore del CYP3A4, aumenta l'esposizione a finerenone (GMR e intervallo di popolazione al 90% per AUC e Cmax: 1.57 [1.25-2.08] e 1.38 [1.18-1.64]). Poiché ciò può aumentare il potassio sierico, il livello sierico di potassio deve essere monitorato (cfr. le rubriche «Posologia/impiego» e «Avvertenze e misure precauzionali»).

Pompelmo

È probabile che la concomitante assunzione di pompelmo o succo di pompelmo aumenti la concentrazione di finerenone nel plasma e, pertanto, deve essere evitata (cfr. le rubriche «Posologia/impiego» e «Avvertenze e misure precauzionali»).

Induttori enzimatici

L'uso concomitante di Kerendia con rifampicina ed altri potenti induttori del CYP3A4 (ad es. carbamazepina, fenitoina, fenobarbital, erba di San Giovanni) o con efavirenz ed altri moderati induttori del CYP3A4 non è consigliato. Questi induttori del CYP3A4 riducono notevolmente le concentrazioni plasmatiche di finerenone determinando una riduzione dell'effetto terapeutico (cfr. la rubrica «Avvertenze e misure precauzionali»).

Simulazioni suggeriscono che rifampicina (600 mg una volta al giorno), un potente induttore del CYP3A4, diminuisce l'esposizione a finerenone (GMR e intervallo di popolazione al 90% per AUC e Cmax: 0.07 [0.05-0.11] e 0.14 [0.11-0.21]). Efavirenz (600 mg una volta al giorno), un moderato induttore del CYP3A4, riduce l'esposizione a finerenone (GMR e intervallo di popolazione al 90% per AUC e Cmax: 0.19 [0.14-0.27] e 0.32 [0.23-0.43]).

Interazioni farmacodinamiche

Medicamenti che aumentano il potassio sierico

È prevedibile che l'uso concomitante di Kerendia con medicamenti che aumentano il potassio sierico aumenti il rischio di iperkaliemia.

Si deve evitare l'uso concomitante di Kerendia con i seguenti medicamenti:

·diuretici risparmiatori di potassio (ad es. amiloride, triamterene (non omologato in Svizzera))

·altri antagonisti del recettore mineralcorticoide (MRA) (ad es. eplerenone, spironolattone, esaxerenone (non omologato in Svizzera), canrenone (non omologato in Svizzera))

In concomitanza con i seguenti medicamenti, l'uso di Kerendia richiede cautela e il livello di potassio sierico deve essere monitorato per tutta la durata del trattamento:

·integratori potassio

·trimetoprim o trimetoprim-sulfametossazolo. Può essere necessaria un'interruzione temporanea del trattamento con Kerendia (cfr. la rubrica «Avvertenze e misure precauzionali»).

Effetto di Kerendia su altri medicamenti

Un regime a dosi multiple da 20 mg di finerenone somministrato una volta al giorno non ha avuto alcun effetto sull'AUC di midazolam usato come substrato di prova per CYP3A4 in vivo: finerenone non causa né inibizione né induzione del CYP3A4.

Una singola dose da 20 mg di finerenone non ha avuto effetti neppure sull'AUC e sulla Cmax di repaglinide usato come substrato di prova per CYP2C8: finerenone non inibisce il CYP2C8.

Non sono state dimostrate interazioni farmacocinetiche reciproche tra finerenone e warfarin, substrato del CYP2C9, e nemmeno tra finerenone e digossina, substrato della P-gp.

Dosi multiple di 40 mg di finerenone una volta al giorno non hanno avuto effetti clinicamente rilevanti sull'AUC o sulla Cmax della rosuvastatina, un substrato della BCRP e di OATP.

Gravidanza, allattamento

Donne in età fertile

Le donne che possono iniziare una gravidanza devono utilizzare una contraccezione efficace per tutta la durata del trattamento con Kerendia.

Gravidanza

Non sono disponibili dati sull'utilizzo di Kerendia in donne in gravidanza. Studi sperimentali sugli animali hanno mostrato una tossicità per lo sviluppo embriofetale a seguito di esposizioni superiori alla massima esposizione nell'uomo (cfr. la rubrica «Dati preclinici»).

Kerendia non deve essere usato durante la gravidanza, a meno che le condizioni cliniche della donna non richiedano il trattamento con finerenone.

Allattamento

Non è noto se nell'essere umano finerenone o i suoi metaboliti passino nel latte materno. I dati farmacocinetici e tossicologici disponibili in animali hanno mostrato l'escrezione di finerenone e dei suoi metaboliti nel latte (cfr. la rubrica «Dati preclinici»). Non può essere escluso un rischio per i neonati e bambini piccoli allattati al seno. Deve essere presa la decisione se interrompere l'allattamento o se rinunciare al trattamento con Kerendia, tenendo in considerazione sia il beneficio dell'allattamento per il bambino sia il beneficio della terapia per la donna.

Fertilità

Non sono disponibili dati sull'effetto di Kerendia sulla fertilità umana. Gli studi sperimentali sugli animali con finerenone non hanno prodotto evidenze clinicamente rilevanti di un rischio di compromissione della fertilità (cfr. la rubrica «Dati preclinici»).

Effetti sulla capacità di condurre veicoli e sull'impiego di macchine

Sulla base del profilo di sicurezza di Kerendia non si prevede che il medicamento abbia effetti sulla capacità di guidare veicoli o sulla capacità di utilizzare macchine.

Effetti indesiderati

Riassunto del profilo di sicurezza

La sicurezza di Kerendia in pazienti con malattia renale cronica e diabete mellito di tipo 2 è stata valutata in due studi di fase III, multicentrici, randomizzati, in doppio cieco, controllati con placebo: negli studi FIDELIO-DKD e FIGARO-DKD, rispettivamente 2827 e 3683 pazienti hanno ricevuto Kerendia (10 mg o 20 mg una volta al giorno) per una durata media del trattamento rispettivamente di 2.2 e 2.9 anni.

L'effetto indesiderato del medicamento riportato più frequentemente per Kerendia (≥10%) è stata l'iperkaliemia (cfr. «Descrizione di effetti indesiderati selezionati» di seguito e la rubrica «Avvertenze e misure precauzionali»).

Elenco degli effetti indesiderati

Gli effetti indesiderati del medicamento osservati con l'uso di Kerendia sono riepilogati di seguito nella tabella 2, secondo la classificazione sistemica organica MedDRA e per categoria di frequenza. Gli effetti indesiderati del medicamento vengono presentati per classe sistemica organica e in ordine decrescente di frequenza utilizzando la seguente convenzione: molto comune (≥1/10), comune (≥1/100, <1/10), non comune (≥1/1000, <1/100), raro (≥1/10 000, <1/1000) e molto raro (<1/10 000).

Tabella 2: Effetti indesiderati del medicamento riportati per Kerendia negli studi di fase III (dati aggregati degli studi FIDELIO-DKD e FIGARO-DKD)

Classe sistemica organica

MedDRA

Molto comune

Comune

Disturbi del metabolismo e della nutrizione

Iperkaliemia1

Iponatriemia2

Iperuricemia3, 4

Patologie vascolari

 

Ipotensione5, 6

Esami diagnostici

 

Velocità di filtrazione glomerulare ridotta7

1 Comprende potassio ematico aumentato e iperkaliemia

2 Comprende sodio ematico diminuito e iponatriemia

3 Comprende acido urico aumentato e iperuricemia

4 È stata osservata un'iperuricemia asintomatica. Nello studio FIGARO-DKD, nel gruppo Kerendia rispetto al placebo è stato riscontrato un aumento dei livelli sierici di acido urico fino a 0.3 mg/dl rispetto al basale, che è diminuito nel tempo. Non sono state segnalate interruzioni del trattamento legate all'iperuricemia.

5 Comprende pressione arteriosa ridotta, pressione diastolica ridotta, ipotensione diastolica e ipotensione

6 Nei pazienti trattati con Kerendia i valori medi di pressione arteriosa sistolica (SBP) e pressione arteriosa diastolica (DBP) sono diminuiti rispettivamente di 3 mmHg e 1-2 mmHg dopo 1 mese di terapia, per poi rimanere stabili. Per la maggior parte, gli eventi ipotensivi erano di natura lieve o moderata e si sono risolti spontaneamente. La frequenza di eventi associati all'ipotensione, come ad es. capogiro, sincope o caduta, non è stata superiore nei pazienti trattati con Kerendia rispetto al placebo.

7 L'iniziale riduzione della eGFR (mediamente di 2 ml/min/1.73 m²) è rallentata nel corso del tempo rispetto al placebo. Tale riduzione si è dimostrata reversibile con l'interruzione del trattamento (cfr. la rubrica «Proprietà/effetti»).

 

Descrizione di effetti indesiderati selezionati

Iperkaliemia

Nello studio FIDELIO-DKD condotto su pazienti con malattia renale cronica (eGFR media 44.3 ml/min/1.73 m2) e diabete mellito di tipo 2 sono stati riportati eventi di iperkaliemia nel 18.3% dei pazienti trattati con Kerendia rispetto al 9.0% dei pazienti trattati con placebo. In confronto al placebo, per il braccio Kerendia è stato osservato nel primo mese di trattamento un aumento del livello medio di potassio sierico pari a ca. 0.2 mmol/l rispetto al basale, che è rimasto stabile successivamente (cfr. la rubrica «Proprietà/effetti»). Il tasso di ospedalizzazioni per iperkaliemia è stato dell'1.4% nel gruppo Kerendia rispetto allo 0.3% nel gruppo placebo. La frequenza di iperkaliemia che ha determinato l'interruzione definitiva del preparato sperimentale è stata del 2.3% nei pazienti trattati con Kerendia rispetto allo 0.9% nel gruppo placebo.

Nello studio FIGARO-DKD condotto su pazienti con malattia renale cronica (eGFR media 67.8 ml/min/1.73 m2) e diabete mellito di tipo 2 sono stati riportati eventi di iperkaliemia nel 10.8% dei pazienti trattati con Kerendia rispetto al 5.3% dei pazienti trattati con placebo. In confronto al placebo, per il braccio Kerendia è stato osservato nel primo mese di trattamento un aumento del livello medio di potassio sierico pari a ca. 0.15 mmol/l rispetto al basale, che è rimasto stabile successivamente (cfr. la rubrica «Proprietà/effetti»). Il tasso di ospedalizzazioni per iperkaliemia è stato dello 0.6% nel gruppo Kerendia rispetto a <0.1% nel gruppo placebo. La frequenza di iperkaliemia che ha determinato l'interruzione definitiva del preparato sperimentale è stata dell'1.2% nei pazienti trattati con Kerendia rispetto allo 0.4% nel gruppo placebo.

In entrambi gli studi, gli eventi di iperkaliemia nei pazienti trattati con Kerendia sono stati per la maggior parte di natura lieve o moderata.

Per le raccomandazioni specifiche, cfr. le rubriche «Posologia/impiego» e «Avvertenze e misure precauzionali».

La notifica di effetti collaterali sospetti dopo l'omologazione del medicamento è molto importante. Consente una sorveglianza continua del rapporto rischio-beneficio del medicamento. Chi esercita una professione sanitaria è invitato a segnalare qualsiasi effetto indesiderato sospetto, nuovo o serio, attraverso il portale online ElViS (Electronic Vigilance System). Maggiori informazioni sul sito www.swissmedic.ch.

Posologia eccessiva

Non sono stati segnalati casi di eventi indesiderati associati al sovradosaggio con Kerendia nell'uomo. Come segno più probabile di un sovradosaggio è da attendersi iperkaliemia. In caso di sviluppo di iperkaliemia, si dovrà avviare il trattamento standard secondo le linee guida locali. Il trattamento con Kerendia va proseguito come indicato nella tabella 1 (cfr. la rubrica «Posologia/impiego»).

Considerando la frazione legata alle proteine plasmatiche, pari a circa il 90%, è improbabile che finerenone venga efficacemente eliminato tramite emodialisi.

Proprietà/Effetti

Codice ATC

C03DA05

Meccanismo d'azione

Finerenone è un antagonista selettivo non steroideo del recettore mineralcorticoide (MR) che riduce efficacemente l'infiammazione e la fibrosi mediate dall'iperattivazione del MR. MR viene espresso nel rene, nel cuore e nei vasi sanguigni, dove finerenone interviene contrastando anche la ritenzione di sodio e i processi ipertrofici. In virtù della sua struttura non steroidea e della modalità di rilegatura ingombrante, finerenone è dotato di elevata potenza e selettività nei confronti di MR. Finerenone non presenta affinità rilevanti per i recettori androgenici, progestinici, estrogenici o glucocorticoidi e, pertanto, non causa gli effetti collaterali degli ormoni sessuali (ad es. ginecomastia). Il suo legame con MR porta alla formazione di uno specifico complesso ligando-recettore che blocca il reclutamento di coattivatori trascrizionali coinvolti nell'espressione di mediatori proinfiammatori e profibrotici.

Farmacodinamica

Effetti nei soggetti sani

I regimi a dosi multiple (dosi giornaliere di 20 mg o 40 mg per 10 giorni) hanno determinato l'attivazione del sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS), ossia aumenti reversibili dell'attività della renina plasmatica e delle concentrazioni sieriche di aldosterone, con un ritorno a valori basali entro 48 ore dall'ultima dose.

In seguito all'attivazione di MR da parte del suo agonista fludrocortisone, dosi singole di finerenone fino a 20 mg hanno mostrato effetti natriuretici dose-dipendenti e una riduzione dell'escrezione di potassio nelle urine rispetto al placebo.

Dosi singole o multiple di finerenone non hanno avuto alcun effetto sui segni vitali in soggetti sani.

Effetti nei pazienti con malattia renale cronica e diabete mellito di tipo 2

Nei due studi di fase III, FIDELIO-DKD e FIGARO-DKD, la riduzione relativa del rapporto albumina/creatinina nelle urine (UACR) corretto per il placebo nei pazienti randomizzati al trattamento con finerenone è risultata pari rispettivamente al 31% e al 32% dopo 4 mesi di terapia. La riduzione del rapporto UACR è perdurata in entrambi gli studi.

Nello studio ARTS DN, uno studio di 'dose-finding' di fase IIb, multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, condotto su adulti con malattia renale cronica e diabete mellito di tipo 2, la riduzione relativa dell'UACR corretto per il placebo a 90 giorni è risultata pari al 25% e al 38% nei pazienti trattati rispettivamente con 10 mg e 20 mg di finerenone una volta al giorno.

Elettrofisiologia cardiaca

Uno studio specifico sul QT effettuato con 57 soggetti sani non ha fornito evidenze di un effetto di prolungamento del QT/QTc ad opera di finerenone in seguito a dosi singole da 20 mg (terapeutiche) o 80 mg (sovraterapeutiche), ad indicare che finerenone non ha alcun effetto sulla ripolarizzazione cardiaca.

Efficacia clinica

Finerenone è stato oggetto di due studi di fase III, multicentrici, randomizzati, in doppio cieco, controllati con placebo: FIDELIO-DKD e FIGARO-DKD.

Lo studio FIDELIO-DKD ha esaminato l'effetto di finerenone rispetto al placebo in termini di risultati renali e cardiovascolari in pazienti adulti affetti da diabete mellito di tipo 2 e malattia renale cronica (criteri di inclusione: a) albuminuria moderata [UACR tra ≥30 e < 300 mg/g] e valori di eGFR tra 25 e 60 ml/min/1.73 m2 in compresenza di retinopatia diabetica OPPURE b) albuminuria grave [UACR ≥300 mg/g] e valori di eGFR tra 25 e 75 ml/min/1.73 m2). I pazienti inclusi nello studio dovevano presentare un livello sierico di potassio ≤4.8 mmol/l ed essere stati precedentemente trattati con una terapia standard, compresa la dose massima tollerabile di un inibitore dell'enzima di conversione dell'angiotensina (ACEI [34%]) o di un bloccante del recettore dell'angiotensina (ARB [66%]). L'indicazione al trattamento con un MRA secondo le linee guida (come l'insufficienza cardiaca cronica sintomatica con frazione di eiezione ridotta) rappresentava un criterio di esclusione.

L'endpoint primario dello studio FIDELIO-DKD era un composito di tempo alla prima insorgenza di insufficienza renale (definita come dialisi cronica, trapianto renale o riduzione della eGFR a < 15 ml/min/1.73 m2 sostenuta per almeno quattro settimane), riduzione della eGFR di ≥40% rispetto al basale sostenuta per almeno quattro settimane o morte per cause renali. L'endpoint chiave secondario era un endpoint cardiovascolare composito, consistente in tempo al primo verificarsi di morte cardiovascolare (CV), infarto miocardico (IM) non fatale, ictus non fatale o ospedalizzazione per insufficienza cardiaca.

Lo studio ha esaminato 5674 pazienti, randomizzati in rapporto 1:1 a ricevere il trattamento con finerenone una volta al giorno (n = 2833) o placebo (n = 2841). La dose iniziale era di 10 mg [in caso di eGFR compresa tra 25 e <60 ml/min/1.73 m2] o di 20 mg [in caso di eGFR ≥60 ml/min/1.73 m2]. Nel corso dello studio il dosaggio è stato aggiustato a 10 mg o 20 mg QD, principalmente in base ai livelli sierici di potassio. Il tempo mediano di osservazione è stato di 2.6 anni. La popolazione in studio era composta da bianchi per il 63%, asiatici per il 25% e neri per il 5%. L'età media al momento dell'arruolamento era di 66 anni, e il 70% dei pazienti era di sesso maschile. La eGFR media al basale era di 44.3 ml/min/1.73 m2 e il 55% dei pazienti aveva una eGFR < 45 ml/min/1.73 m2. L'UACR mediano era di 852 mg/g, il tasso medio di emoglobina glicata A1c (HbA1c) era del 7.7%. Circa il 46% dei partecipanti allo studio aveva in anamnesi una malattia cardiovascolare aterosclerotica pregressa, il 30% una coronaropatia e l'8% un'insufficienza cardiaca. La pressione arteriosa media era di 138/76 mmHg. Il tempo medio trascorso dalla diagnosi di diabete mellito di tipo 2 all'inclusione nello studio era di 16.6 anni, e all'inizio dello studio pressoché tutti i partecipanti (97%) erano in trattamento con uno o più antidiabetici (insulina [64%], biguanide [44%], agonisti del recettore del glucagon-like peptide-1 [GLP-1] [7%], inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 2 [SGLT2] [5%]). Inoltre, a inizio studio il 47% e il 26% dei pazienti presentavano già rispettivamente retinopatia diabetica e neuropatia diabetica. Per la maggior parte i pazienti erano trattati in via aggiuntiva con una statina (74%) e/o un calcio-antagonista (63%).

Lo studio FIDELIO-DKD ha dimostrato la superiorità del trattamento con finerenone rispetto al placebo per l'endpoint primario (renale) composito (HR 0.82, IC al 95% 0.73-0.93, p = 0.0014; cfr. tabella 3 e figura 1).

Inoltre finerenone ha ridotto significativamente il rischio per l'endpoint chiave secondario (cardiovascolare) composito (HR 0.86, IC al 95% 0.75-0.99, p = 0.0339; cfr. tabella 3 e figura 2). Nel braccio finerenone rispetto al braccio placebo sono stati riscontrati tassi di incidenza più bassi di insufficienza cardiaca, IM non fatale e morte per cause cardiovascolari. L'incidenza di ictus non fatali è risultata simile nei due bracci di trattamento (cfr. la tabella 3).

Tabella 3: Analisi degli endpoint primari e dei principali endpoint secondari di tempo all'evento (e dei loro singoli componenti) nello studio di fase III FIDELIO-DKD

 

Pazienti con

malattia renale cronica e diabete mellito di tipo 2

 

Finerenone*

10 o 20 mg 1 volta al giorno

n = 2833

Placebo*

n = 2841

Effetto del trattamento

finerenone/placebo

Endpoint primari e secondari di tempo all'evento:

n (%)

Tasso di
eventi (100 a-p)

n (%)

Tasso di
eventi (100 a-p)

Hazard ratio

(IC al 95%)

Valore p

Endpoint primario composito di «insufficienza renale, riduzione sostenuta della eGFR ≥40% o morte per cause renali»

504 (17.8%)

7.59

600 (21.1%)

9.08

0.82

[0.73; 0.93]

0.0014

Insufficienza renale

208 (7.3%)

2.99

235 (8.3%)

3.39

0.87

[0.72; 1.05]

-

Riduzione sostenuta della eGFR ≥40%

479 (16.9%)

7.21

577 (20.3%)

8.73

0.81

[0.72; 0.92]

-

Morte per cause renali

2 (<0.1%)

-

2 (<0.1%)

-

-

-

Endpoint secondario composito di «morte CV, IM non fatale, ictus non fatale o ospedalizzazione per insufficienza cardiaca»

367 (13.0%)

5.11

420 (14.8%)

5.92

0.86

[0.75; 0.99]

0.0339

Morte CV

128 (4.5%)

1.69

150 (5.3%)

1.99

0.86

[0.68; 1.08]

-

IM non fatale

70 (2.5%)

0.94

87 (3.1%)

1.17

0.80

[0.58; 1.09]

-

Ictus non fatale

90 (3.2%)

1.21

87 (3.1%)

1.18

1.03

[0.76; 1.38]

-

Ospedalizzazione per insufficienza cardiaca

139 (4.9%)

1.89

162 (5.7%)

2.21

0.86

[0.68; 1.08]

-

* Trattamento in aggiunta alle dosi massime tollerabili omologate di ACEI o ARB.

 

Figura 1: Tempo alla prima insorgenza di insufficienza renale, riduzione sostenuta della eGFR ≥40% rispetto al basale o morte per cause renali nello studio FIDELIO-DKD

Bild 1

Figura 2: Tempo al primo verificarsi di morte CV, IM non fatale, ictus non fatale o ospedalizzazione per insufficienza cardiaca nello studio FIDELIO-DKD

Bild 3

Lo studio FIGARO-DKD ha esaminato l'effetto di finerenone rispetto al placebo in termini di risultati renali e cardiovascolari in pazienti adulti affetti da diabete mellito di tipo 2 e malattia renale cronica (criteri di inclusione: a) albuminuria moderata [UACR tra ≥30 e < 300 mg/g] e valori di eGFR tra 25 e 90 ml/min/1.73 m2 OPPURE b) albuminuria grave [UACR ≥300 mg/g] e valori di eGFR ≥60 ml/min/1.73 m2). I pazienti inclusi nello studio dovevano presentare un livello sierico di potassio ≤4.8 mmol/l ed essere stati precedentemente trattati con una terapia standard, compresa la dose massima tollerabile di un inibitore dell'enzima di conversione dell'angiotensina (ACEI [43%]) o di un bloccante del recettore dell'angiotensina (ARB [57%]). L'indicazione al trattamento con un MRA secondo le linee guida (come l'insufficienza cardiaca cronica sintomatica con frazione di eiezione ridotta) rappresentava un criterio di esclusione.

L'endpoint primario dello studio FIGARO-DKD era un endpoint cardiovascolare (CV) composito, consistente in tempo al primo verificarsi di morte CV, IM non fatale, ictus non fatale o ospedalizzazione per insufficienza cardiaca. L'endpoint chiave secondario era un endpoint renale composito, consistente in tempo all'insorgenza di insufficienza renale, riduzione della eGFR di ≥40% rispetto al basale sostenuta per almeno quattro settimane o morte per cause renali.

Lo studio ha esaminato 7352 pazienti, randomizzati in rapporto 1:1 a ricevere il trattamento con finerenone (n = 3686) o placebo (n = 3666). La dose iniziale era di 10 mg [in caso di eGFR compresa tra 25 e < 60 ml/min/1.73 m2] o di 20 mg [in caso di eGFR ≥60 ml/min/1.73 m2]. Nel corso dello studio il dosaggio è stato aggiustato a 10 mg o 20 mg QD, principalmente in base ai livelli sierici di potassio. Il tempo mediano di osservazione è stato di 3.4 anni. La popolazione in studio era composta da bianchi per il 72%, asiatici per il 20% e neri per il 4%. L'età media al momento dell'arruolamento era di 64 anni, e il 69% dei pazienti era di sesso maschile. La eGFR media al basale era di 67.8 ml/min/1.73 m2 e il 62% dei pazienti aveva una eGFR ≥60 ml/min/1.73 m2. L'UACR mediano era di 308 mg/g, il tasso medio di emoglobina glicata A1c (HbA1c) era del 7.7%. Circa il 45% dei partecipanti allo studio aveva in anamnesi una malattia cardiovascolare aterosclerotica pregressa e l'8% un'insufficienza cardiaca. La pressione arteriosa media era di 136/77 mmHg. Il tempo medio trascorso dalla diagnosi di diabete mellito di tipo 2 all'inclusione nello studio era di 14.5 anni, e all'inizio dello studio pressoché tutti i partecipanti (98%) erano in trattamento con uno o più antidiabetici (insulina [54%], biguanide [69%], agonisti del recettore del glucagon-like peptide-1 [GLP-1] [7%], inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 2 [SGLT2] [8%]). Inoltre, a inizio studio il 31% e il 28% dei pazienti presentavano già rispettivamente retinopatia diabetica e neuropatia diabetica. Per la maggior parte i pazienti erano trattati in via aggiuntiva con una statina (71%).

Finerenone ha ridotto significativamente il rischio per l'endpoint primario (cardiovascolare) composito rispetto al placebo (HR 0.87, IC al 95% 0.76-0.98, p = 0.0264) (cfr. figura 3 e tabella 4). L'effetto del trattamento per l'endpoint primario è risultato coerente in tutti i sottogruppi, tra cui regione, eGFR, UACR, pressione arteriosa sistolica e HbA1c al basale. Nel braccio finerenone è stato osservato un tasso di incidenza inferiore dell'endpoint secondario (renale) composito di insufficienza renale, riduzione sostenuta della eGFR ≥40% o morte per cause renali rispetto al braccio placebo; tuttavia, questa differenza non ha raggiunto la significatività statistica (HR 0.87, IC al 95% 0.76-1.01, p = 0.0689) (cfr. figura 4 e tabella 4).

Tabella 4: Analisi degli endpoint primari e secondari di tempo all'evento (e dei loro singoli componenti) nello studio di fase III FIGARO-DKD

 

Pazienti con

malattia renale cronica e diabete mellito di tipo 2

 

Finerenone*

10 o 20 mg 1 volta al giorno

n = 3686

Placebo*

n = 3666

Effetto del trattamento

finerenone/placebo

Endpoint primari e secondari di tempo all'evento:

n (%)

Tasso di
eventi (100 a-p)

n (%)

Tasso di
eventi (100 a-p)

Hazard ratio

(IC al 95%)

Valore p

Endpoint primario composito di «morte CV, IM non fatale, ictus non fatale o ospedalizzazione per insufficienza cardiaca»

458 (12.4%)

3.87

519 (14.2%)

4.45

0.87

[0.76; 0.98]

0.0264

Morte CV

194 (5.3%)

1.56

214 (5.8%)

1.74

0.90

[0.74; 1.09]

-

IM non fatale

103 (2.8%)

0.85

102 (2.8%)

0.85

0.99

[0.76; 1.31]

-

Ictus non fatale

108 (2.9%)

0.89

111 (3.0%)

0.92

0.97
[0.74; 1.26]

-

Ospedalizzazione per insufficienza cardiaca

117 (3.2%)

0.96

163 (4.4%)

1.36

0.71

[0.56; 0.90]

-

Endpoint composito di «insufficienza renale, riduzione sostenuta della eGFR ≥40% o morte per cause renali»

350 (9.5%)

3.15

395 (10.8%)

3.58

0.87

[0.76; 1.01]

0.0689**

Insufficienza renale

46 (1.2%)

0.40

62 (1.7%)

0.54

0.72

[0.49; 1.05]

-

Riduzione sostenuta della eGFR ≥40%

338 (9.2%)

3.04

385 (10.5%)

3.49

0.87

[0.75; >1.00]

-

Morte per cause renali

0

-

2 (<0.1%)

-

-

-

* Trattamento in aggiunta alle dosi massime tollerabili omologate di ACEI o ARB.

** Non significativo.

 

Figura 3: Tempo al primo verificarsi di morte CV, IM non fatale, ictus non fatale o ospedalizzazione per insufficienza cardiaca nello studio FIGARO-DKD

Bild 5

Figura 4: Tempo alla prima insorgenza di insufficienza renale, riduzione sostenuta della eGFR ≥40% rispetto al basale o morte per cause renali nello studio FIGARO-DKD

Bild 7

In un'analisi aggregata pre-specificata degli studi FIDELIO-DKD e FIGARO-DKD, finerenone ha ridotto il rischio per l'endpoint cardiovascolare composito, consistente in «tempo al verificarsi di morte CV, IM non fatale, ictus non fatale o ospedalizzazione per insufficienza cardiaca» rispetto al placebo (HR 0.86 [IC al 95% 0.78; 0.95]) (cfr. figura 5). Anche il rischio per l'endpoint renale composito, consistente in «tempo all'insorgenza dell'insufficienza renale, riduzione sostenuta della eGFR ≥40% rispetto al basale o morte per cause renali» è stato ridotto con finerenone rispetto al placebo (HR 0.85 [IC al 95% 0.77; 0.93]), così come l'endpoint composito di tempo all'insorgenza dell'insufficienza renale, riduzione sostenuta della eGFR ≥57% (equivalente a circa un raddoppio della creatinina sierica) rispetto al basale o morte per cause renali (HR 0.77 [IC al 95% 0.67; 0.88]) (cfr. figura 5).

Figura 5: Endpoint cardiovascolari e renali compositi nell'analisi aggregata di FIDELIO-DKD e FIGARO-DKD

Bild 9

Farmacocinetica

Assorbimento

In seguito a somministrazione orale, finerenone è quasi completamente assorbito. L'assorbimento avviene rapidamente, con concentrazioni plasmatiche massime (Cmax) raggiunte tra 0.5 e 1.25 ore dall'assunzione della compressa in condizioni di digiuno. La biodisponibilità assoluta di finerenone è del 43.5%, dovuta al metabolismo di primo passaggio nella parete intestinale e nel fegato. Finerenone non è un substrato per il trasportatore di efflusso P-gp in vivo.

L'assunzione con cibo ad alto contenuto lipidico e calorico ha aumentato l'AUC di finerenone del 21%, ha ridotto la Cmax del 19% e ha prolungato il tempo necessario al raggiungimento della Cmax a 2.5 ore. Ciò non è rilevante a livello clinico, pertanto finerenone può essere assunto indipendentemente dai pasti (cfr. la rubrica «Posologia/impiego»).

Distribuzione

Il volume di distribuzione di finerenone allo stato stazionario (Vss) è di 52.6 l. Finerenone si lega alle proteine plasmatiche umane in vitro al 91.7%; la principale proteina di legame è l'albumina sierica.

Metabolismo

Il metabolismo di finerenone è mediato dal CYP3A4 approssimativamente per il 90% e dal CYP2C8 per il 10%. Nel plasma sono stati ritrovati quattro metaboliti principali (M-1a, M-1b, M-2a e M-3a), tutti farmacologicamente inattivi.

Eliminazione

L'eliminazione di finerenone dal plasma avviene rapidamente, con un'emivita di eliminazione (t1/2) di circa 2-3 ore. L'escrezione di finerenone immodificato rappresenta una via di eliminazione secondaria (<1% della dose nelle urine mediante filtrazione glomerulare, <0.2% nelle feci). La dose somministrata è stata escreta per via urinaria per circa l'80% e per via fecale per circa il 20%, e ciò quasi esclusivamente in forma di metaboliti. Con una clearance sistemica di circa 25 l/h, finerenone può essere classificato come un principio attivo a bassa clearance.

Linearità/non linearità

La farmacocinetica di finerenone è lineare nell'intervallo di dose preso in esame, da 1.25 a 80 mg.

Cinetica di gruppi di pazienti speciali

Disturbi della funzionalità epatica

Nei pazienti cirrotici con insufficienza epatica lieve (Child-Pugh A) non si è evidenziata alcuna variazione dell'esposizione a finerenone.

Nei pazienti cirrotici con insufficienza epatica moderata (Child-Pugh B) l'AUC media di finerenone è risultata aumentata del 38%, mentre la Cmax è rimasta inalterata rispetto ai controlli sani (cfr. la rubrica «Posologia/impiego»).

Non sono disponibili dati per pazienti con insufficienza epatica grave (Child-Pugh C) (cfr. le rubriche «Posologia/impiego» e «Avvertenze e misure precauzionali»).

Disfunzioni renali

Un lieve disturbo della funzionalità renale (clearance della creatinina [CLCR] tra 60 e <90 ml/min) non ha avuto effetti né sull'AUC né sulla Cmax di finerenone. Nel confronto con soggetti con funzionalità renale normale (CLCR ≥90 ml/min), l'effetto di un'insufficienza renale moderata (CLCR tra 30 e <60 ml/min) o grave (CLCR <30 ml/min) sull'AUC di finerenone è stato simile, con incrementi del 34-36%. La presenza di un disturbo della funzionalità renale moderata o grave non ha avuto effetti sulla Cmax (cfr. la rubrica «Posologia/impiego»).

Considerando l'elevato legame con le proteine plasmatiche, è prevedibile che finerenone non sia dializzabile.

Pazienti anziani

Dei 2827 pazienti trattati con finerenone nello studio FIDELIO-DKD, il 58% era di età pari o superiore a 65 anni e il 15% di età pari o superiore a 75 anni. Complessivamente, non è stata osservata alcuna differenza in termini di sicurezza o di efficacia tra questi pazienti e quelli più giovani.

Dei 3683 pazienti trattati con finerenone nello studio FIGARO-DKD, il 52% era di età pari o superiore a 65 anni e il 13% di età pari o superiore a 75 anni. Complessivamente, non è stata osservata alcuna differenza in termini di sicurezza o di efficacia tra questi pazienti e quelli più giovani.

I pazienti anziani (≥65 anni) hanno presentato maggiori concentrazioni plasmatiche di finerenone rispetto ai pazienti giovani (≤45 anni), con valori medi di AUC e Cmax superiori rispettivamente del 34% e del 51% (cfr. la rubrica «Posologia/impiego»).

Peso corporeo

In analisi farmacocinetiche di popolazione il peso corporeo è risultato essere una covariata per Vc/F, determinando maggiori valori della Cmax di finerenone nei soggetti con minor peso corporeo. La Cmax di un individuo con peso corporeo di 50 kg è stata stimata più elevata del 38-51% rispetto a un individuo di 100 kg. Non sono necessari adeguamenti della dose in base al peso corporeo (cfr. la rubrica «Posologia/impiego»).

Dati preclinici

I dati preclinici degli studi convenzionali su farmacologia di sicurezza, tossicità acuta e fototossicità non evidenziano alcun rischio particolare per l'essere umano a concentrazioni clinicamente rilevanti.

Gli effetti osservati negli studi di tossicità per somministrazione ripetuta sono stati prevalentemente riconducibili all'eccessiva attività farmacodinamica di finerenone nonché a reazioni adattive secondarie.

Tossicità per la riproduzione

La fertilità maschile nel ratto non è stata influenzata da dosi fino a 30 mg/kg/die di finerenone (16 volte l'AUCunbound nell'uomo). Finerenone ha causato una riduzione della fertilità nelle femmine di ratto (ridotto numero di corpi lutei e dei siti di impianto) nonché segni di tossicità embrionale precoce (aumento delle perdite post-impianto e ridotto numero di feti vitali) a circa 21 volte l'AUCunbound nell'uomo. A un valore circa 17 volte l'AUCunbound umana è stata inoltre rilevata una riduzione del peso delle ovaie. A 10 volte l'AUCunbound umana, non sono stati osservati effetti sulla fertilità femminile né sul primo sviluppo embrionale.

Negli studi sulla tossicità embriofetale nel ratto, la somministrazione orale di finerenone ha portato a una riduzione del peso della placenta e a segni di tossicità embriofetale, ivi compresi ridotto peso fetale e ritardata ossificazione a partire dalla dose tossico-materna di 10 mg/kg/die, corrispondente a un'AUCunbound 19 volte superiore rispetto all'esposizione clinica. A 30 mg/kg/die, l'incidenza di alterazioni viscerali e scheletriche è risultata aumentata (lieve edema, cordone ombelicale accorciato, fontanella di dimensioni leggermente aumentate), e un feto ha presentato malformazioni complesse compresa una malformazione rara (arco aortico doppio). L'AUCunbound è pari a circa 25 volte l'esposizione clinica. Il NOAEL di 3 mg/kg/die (bassa dose) nel ratto ha fornito un margine di sicurezza corrispondente a 10 volte l'AUCunbound. Nel coniglio, il NOAEL di 2.5 mg/kg/die (dose elevata) ha fornito un margine di sicurezza corrispondente a 13 volte l'AUCunbound.

Nello studio di tossicità per lo sviluppo pre- e postnatale condotto nel ratto sono stati osservati un aumento della mortalità dei cuccioli ed altri rilievi avversi (ridotto peso dei cuccioli, ritardato dispiegamento del padiglione auricolare) dopo la somministrazione di una dose pari o superiore a 3 mg/kg/die. Inoltre, i cuccioli in questi gruppi di dose hanno manifestato un lieve aumento dell'attività locomotoria, senza tuttavia presentare ulteriori alterazioni a livello neurocomportamentale, a partire da un'AUCunbound circa 4 volte superiore rispetto all'esposizione clinica. Il NOAEL di 1 mg/kg/die ha fornito un margine di sicurezza corrispondente a circa 2 volte l'AUCunbound. L'aumentata attività locomotoria nella prole potrebbe essere indicativa di un potenziale rischio per il feto.

Genotossicità

Finerenone non ha indotto mutazioni al test di mutagenesi batterica (test di Ames). Finerenone non ha indotto aberrazioni cromosomiche in cellule polmonari V79 di criceto cinese in vitro. Nel test del micronucleo in vivo su topi maschi, finerenone somministrato per via intraperitoneale non è risultato clastogeno a concentrazioni fino a 1000 mg/kg/die. Complessivamente, finerenone non ha dimostrato potenziale genotossico.

Cancerogenicità

In studi di cancerogenicità di 2 anni, la somministrazione orale di finerenone a ratti maschi e femmine e a topi femmine non ha mostrato alcun potenziale cancerogeno. Nei topi maschi finerenone ha portato ad un incremento di adenomi delle cellule di Leydig dopo la somministrazione di una dose di 30 mg/kg/die, corrispondente a un'AUCunbound 26 volte superiore all'esposizione clinica. Una dose di 10 mg/kg/die, corrispondente a un'AUCunbound pari a 17 volte l'esposizione clinica, non ha causato tumori. In considerazione della nota predisposizione dei roditori allo sviluppo di questi tumori e del meccanismo farmacologico a dosi sovraterapeutiche, nonché degli adeguati margini di sicurezza, l'aumento di tumori delle cellule di Leydig nei topi maschi non è considerato clinicamente rilevante.

Altre indicazioni

Stabilità

Il medicamento non deve essere utilizzato oltre la data indicata con «EXP» sul contenitore.

Indicazioni particolari concernenti l'immagazzinamento

Tenere fuori dalla portata dei bambini.

Non conservare a temperature superiori a 30 C.

Conservare nella confezione originale.

Numero dell'omologazione

68130 (Swissmedic).

Confezioni

Compresse rivestite con film da 10 mg: confezioni da 28 o 98 compresse rivestite con film (B)

Compresse rivestite con film da 20 mg: confezioni da 28 o 98 compresse rivestite con film (B)

Titolare dell’omologazione

Bayer (Schweiz) AG, Zurigo

Stato dell'informazione

Giugno 2023