â–¼ Questo medicamento è soggetto a monitoraggio addizionale. Ciò consente una rapida identificazione delle nuove conoscenze in materia di sicurezza. Chi esercita una professione sanitaria è invitato a segnalare un nuovo o serio effetto collaterale sospetto. Per indicazioni a proposito della segnalazione di effetti collaterali, cfr. «Effetti indesiderati».
Nexviadyme 100 mg, polvere per soluzione per infusione
Sanofi-Aventis (Suisse) SA
Composizione
Principi attivi
Avalglucosidasi alfa
L'avalglucosidasi alfa è un'α-glucosidasi acida umana prodotta in cellule ovariche di criceto cinese (Chinese hamster ovary cells- CHO) mediante la tecnologia del DNA ricombinante, che viene poi coniugata con circa 7 strutture di esamannosio (ciascuna contenente due frammenti terminali di mannosio-6-fosfato (M6P)) a residui di acido sialico ossidati sulla molecola, aumentando così i livelli di bis-M6P.
Sostanze ausiliarie
L-istidina, cloridrato di L-istidina monoidrato, glicina, mannitolo (E 421), polisorbato 80.
Forma farmaceutica e quantità di principio attivo per unità
Polvere per concentrato per soluzione per infusione
Polvere liofilizzata da bianco a giallo chiaro
Ogni flaconcino monouso contiene 100 mg di avalglucosidasi alfa.
Dopo ricostituzione, la soluzione contiene 10 mg di avalglucosidasi alfa per ml. Dopo la ricostituzione, ogni flaconcino contiene 10,3 ml di soluzione ricostituita e un volume totale estraibile da 10,0 ml a 10 mg/ml di Nexviadyme. Ogni flaconcino è dotato di un sistema di trabocco per compensare la perdita di liquido durante la preparazione. Tale dispositivo assicura che dopo aver ricostituito tutto il contenuto, il risultato sia una soluzione contenente 10 mg/ml di Nexviadyme.
Indicazioni/Possibilità d'impiego
Nexviadyme (avalglucosidasi alfa) è indicato per il trattamento enzimatico sostitutivo a lungo termine in pazienti affetti da malattia di Pompe a esordio tardivo (deficit di α-glucosidasi acida; late-onset Pompe disease, LOPD).
Posologia/Impiego
Il trattamento con Nexviadyme deve essere supervisionato da un medico esperto nella gestione dei pazienti con malattia di Pompe o altri disturbi metabolici o neuromuscolari ereditari.
Per garantire la tracciabilità dei medicamenti biotecnologici, si raccomanda di prendere nota del nome commerciale e del numero di lotto in occasione di ogni trattamento.
Posologia
La dose di Nexviadyme raccomandata è di 20 mg/kg di peso corporeo, somministrata ogni due settimane per infusione endovenosa.
Pazienti con disturbi della funzionalità epatica
L'efficacia e la sicurezza di Nexviadyme non sono state studiate nei pazienti con disturbi della funzionalità epatica.
Non è quindi possibile indicare una posologia raccomandata per questi pazienti.
Pazienti con disturbi della funzionalità renale
Non sono necessari aggiustamenti della dose nei pazienti con disturbi della funzionalità renale lievi.
Nexviadyme non è stato studiato in pazienti con disturbi della funzionalità renale moderati o gravi. Non è quindi possibile indicare una posologia raccomandata per i pazienti con disturbi della funzionalità renale da moderati a gravi.
Pazienti anziani
Gli studi clinici con Nexviadyme hanno incluso 14 pazienti di età compresa tra 65 e 74 anni e 3 pazienti di età pari o superiore a 75 anni. Non sono raccomandate modifiche della dose in pazienti anziani di età superiore a 65 anni.
Bambini e adolescenti
I dati ottenuti da studi clinici condotti su pazienti con LOPD sono limitati. Due pazienti pediatrici di età compresa tra 9 e 16 anni sono stati trattati con Nexviadyme.
Modo di somministrazione
Nexviadyme deve essere somministrato per infusione endovenosa. Per le istruzioni sulla ricostituzione e la diluizione del medicamento prima della somministrazione, cfr. «Indicazioni per la manipolazione».
La velocità di infusione deve essere regolata gradualmente per assicurare che il paziente risponda in modo ottimale all'infusione e la tolleri. Si raccomanda di iniziare l'infusione a una velocità di 1 mg/kg/ora, aumentando gradualmente di 2 mg/kg/ora ogni 30 minuti se non si manifestano segni di reazioni legate all'infusione (IAR) (cfr. Tabella 1), fino a raggiungere una velocità massima di 7 mg/kg/ora. A ogni incremento di dose e prima di aumentare la velocità di infusione, è necessario monitorare i segni vitali. I pazienti possono essere pretrattati con antistaminici, antipiretici e/o corticosteroidi per prevenire o ridurre le reazioni allergiche.
Tabella 1 – Velocità di infusione
Dose raccomandata | Velocità di infusione (mg/kg/h) | Durata (h) |
Livello 1 | Livello 2 | Livello 3 | Livello 4 |
20 mg/kg | 1 | 3 | 5a | 7a | Da 4 a 5 |
a Nei pazienti con una dose raccomandata di 20 mg/kg e peso corporeo compreso tra 1,25 e 5 kg, è possibile utilizzare una velocità di infusione massima di 4,8 mg/kg/h.
Reazioni allergiche, incluse anafilassi, reazioni di ipersensibilità e IAR possono verificarsi con la somministrazione di Nexviadyme (cfr. «Avvertenze e misure precauzionali» e «Effetti indesiderati»).
In caso di anafilassi, reazione di ipersensibilità grave o IAR, è necessario interrompere immediatamente la somministrazione di Nexviadyme e avviare una terapia appropriata. In caso di reazioni di ipersensibilità o di reazioni legate all'infusione da lievi a moderate, la velocità di infusione può essere ridotta o l'infusione temporaneamente interrotta e/o può essere avviata una terapia appropriata. I sintomi possono persistere malgrado l'interruzione dell'infusione di Nexviadyme.
Riesposizione dopo interruzione dell'infusione di Nexviadyme
Se la somministrazione di Nexviadyme è stata interrotta a causa di effetti indesiderati come precedentemente descritto, si può considerare una cauta ri-esposizione dopo un'attenta valutazione clinica. Tuttavia, le esperienze con la ri-esposizione derivanti dalla pratica clinica sono limitate. Va tenuto presente che gli effetti indesiderati come quelli precedentemente descritti, compresi quelli gravi, possono ripresentarsi anche con la riesposizione a una dose ridotta.
Se si prevede una riesposizione, attendere almeno 30 minuti dopo la scomparsa dei sintomi. La somministrazione di Nexviadyme può essere ripresa sotto attento controllo del paziente, a una dose corrispondente al massimo alla metà della dose alla quale i sintomi sono apparsi per la prima volta. In base alla risposta clinica del paziente, la dose può essere nuovamente aumentata lentamente e a discrezione del medico curante.
Controindicazioni
Reazione di ipersensibilità al principio attivo o a una qualsiasi delle sostanze ausiliarie potenzialmente fatale dopo che il nuovo tentativo di infusione non è andato a buon fine. (cfr. «Avvertenze e misure precauzionali»)
Avvertenze e misure precauzionali
Reazioni di ipersensibilità, compresa anafilassi
Reazioni di ipersensibilità, inclusa anafilassi, sono state riportate in pazienti trattati con Nexviadyme (cfr. «Descrizione di specifici effetti indesiderati»).
Durante la somministrazione di Nexviadyme devono essere prontamente disponibili adeguate misure di assistenza medica, compresa l'attrezzatura per la rianimazione cardiopolmonare, soprattutto per i pazienti con ipertrofia cardiaca e per quelli con funzione respiratoria gravemente compromessa.
In caso di reazione di ipersensibilità grave o anafilassi, è necessario interrompere immediatamente il trattamento con Nexviadyme e avviare una terapia appropriata. Il rischio e i benefici della ripresa della somministrazione di Nexviadyme dopo anafilassi o reazione di ipersensibilità grave devono essere valutati. Alcuni pazienti sono stati ritrattati applicando velocità di infusione ridotte a una dose inferiore rispetto a quella raccomandata. Nei pazienti con ipersensibilità grave, si può considerare una procedura di desensibilizzazione a Nexviadyme. Qualora si decida di somministrare nuovamente il prodotto, è necessario prestare estrema cautela, prevedendo misure appropriate in caso di necessità di rianimazione. Una volta che il paziente tollera l'infusione, la dose può essere aumentata fino a raggiungere la dose raccomandata (cfr. «Modo di somministrazione»).
In caso di reazioni di ipersensibilità lievi o moderate, la velocità di infusione può essere ridotta o l'infusione temporaneamente sospesa.
Reazioni associate all'infusione (IAR)
Negli studi clinici, è stato riportato che le IAR si verificavano in qualsiasi momento durante e/o entro poche ore dall'infusione di Nexviadyme e la loro probabilità aumentava all'aumentare della velocità di infusione (cfr. «Descrizione di specifici effetti indesiderati»).
I pazienti con una malattia sottostante acuta al momento dell'infusione di Nexviadyme sembrano avere un rischio aumentato di sviluppare IAR. I pazienti con malattia di Pompe avanzata possono avere una funzionalità cardiaca e respiratoria compromessa, che può predisporli a un rischio maggiore di gravi complicazioni imputabili a IAR. La somministrazione di antistaminici, antipiretici e/o corticosteroidi prima della somministrazione di Nexviadyme può ridurre il rischio di IAR che, tuttavia, possono verificarsi anche in pazienti che hanno ricevuto un pretrattatamento.
Se si verifica una IAR grave, è necessario interrompere immediatamente l'infusione di Nexviadyme e avviare una terapia appropriata. Il rischio e i benefici della ripresa della somministrazione di Nexviadyme dopo IAR gravi devono essere valutati. Alcuni pazienti sono stati ritrattati applicando velocità di infusione ridotte a una dose inferiore rispetto a quella raccomandata. Una volta che il paziente tollera l'infusione, la dose può essere aumentata fino a raggiungere la dose raccomandata (cfr. «Modo di somministrazione»).
Se si verifica una IAR da lieve a moderata, indipendentemente da un pretrattamento, ridurre la velocità di infusione o interromperla temporaneamente può migliorare i sintomi (cfr. «Descrizione di specifici effetti indesiderati»).
Immunogenicità
Anticorpi anti-medicamento (anti-drug antibodies, AAM) emergenti dal trattamento sono stati riportati sia nei pazienti naïve al trattamento (95%) che in quelli precedentemente sottoposti a un altro trattamento enzimatico sostitutivo (62%).
IAR e reazioni di ipersensibilità possono verificarsi indipendentemente dalla formazione di AAM. La maggior parte delle IAR sono state leggere o moderate e sono state trattate con terapie cliniche standard. Nei pazienti naïve al trattamento, è stata osservata una tendenza a una maggiore incidenza delle IAR con l'aumento dei titoli AAM, con la più alta incidenza di IAR (69,2%) riportata nella gamma di titoli AAM più alta (≥12 800), rispetto a un'incidenza del 33,3% nei pazienti con titoli AAM intermedi (1 600-6 400), un'incidenza del 14,3% in quelli con titoli AAM bassi (100-800) e un'incidenza del 33,3% in quelli senza AAM.
Nella maggior parte dei pazienti non è stato rilevato alcun effetto clinicamente significativo degli AAM sull'efficacia, ma i parametri farmacocinetici e farmacodinamici vengono influenzati in modo dipendente dal titolo.
Se i pazienti non rispondono al trattamento si può considerare l'esecuzione del test per gli AAM. Si può prendere in considerazione l'esecuzione di test immunologici in seguito alla comparsa di un effetto indesiderato, in particolare il dosaggio degli AAM IgG e IgE, per i pazienti che sono a rischio di una reazione allergica o che hanno avuto una precedente reazione anafilattica all'alfa alglucosidasi.
Anticorpi neutralizzanti (NAb) sono stati rilevati in alcuni pazienti AAM-positivi. 14 pazienti (22,6%) hanno sviluppato NAb che inibiscono sia l'attività enzimatica che la captazione cellulare, 5 pazienti (8,6%) hanno sviluppato NAb che inibiscono solo l'attività enzimatica e 12 pazienti (19,4%) hanno sviluppato NAb che inibiscono solo la captazione cellulare. Neanche l'influenza degli anticorpi neutralizzanti sull'efficacia clinica può essere valutata in modo definitivo sulla base dei dati clinici disponibili. Tuttavia, non si può escludere che gli anticorpi neutralizzanti possano avere un'influenza negativa sull'efficacia clinica (cfr. «Effetti indesiderati».
I pazienti che sviluppano anticorpi IgE possono essere a maggior rischio di sviluppare gravi IAR con la somministrazione ripetuta del medicamento. Lo sviluppo di anticorpi IgE contro l'avalglucosidasi alfa è stato rilevato in un paziente.
Rischio di insufficienza cardiorespiratoria acuta
È necessario prestare cautela quando si somministra Nexviadyme a pazienti che possono presentare un sovraccarico di volume, a pazienti con malattia respiratoria acuta in corso o funzionalità cardiaca e/o respiratoria ridotta, per i quali è indicata la restrizione di liquidi. Questi pazienti possono essere a rischio di grave esacerbazione della loro condizione cardiaca o respiratoria durante l'infusione. Durante l'infusione di Nexviadyme devono essere prontamente disponibili appropriate misure di trattamento medico e di monitoraggio. È possibile che alcuni pazienti debbano essere sottoposti a periodi di osservazione prolungati in base alle loro esigenze individuali.
Reazioni mediate dal complesso immune
Come avviene con altre terapie enzimatiche sostitutive, la somministrazione di Nexviadyme è correlata al rischio di reazioni mediate dal complesso immune, ad esempio della pelle o dei reni. Anche se finora non sono stati descritti casi del genere, questo rischio va tenuto in considerazione nei pazienti trattati con Nexviadyme. Le analisi delle urine vanno eseguite regolarmente nei pazienti con IgG elevate.
Interazioni
Non sono stati condotti studi di interazione.
Gravidanza, allattamento
Gravidanza
Non esistono dati sull'uso di Nexviadyme in gravidanza. Gli studi sugli animali non hanno evidenziato effetti dannosi diretti relativi alla tossicità riproduttiva. Nelle femmine di topo, gli effetti indiretti sul feto sono stati considerati legati a una risposta anafilattica all'avalglucosidasi alfa (cfr. «Dati preclinici»). Il rischio eventuale per l'uomo non è noto. Nexviadyme non deve essere utilizzato durante la gravidanza, salvo nel caso in cui il potenziale beneficio per la madre superi i potenziali rischi, compresi quelli per il feto.
Allattamento
Non è noto se Nexviadyme sia escreto nel latte materno, né si conoscono gli effetti sul neonato allattato al seno o sulla lattazione. La decisione di interrompere l'allattamento o di interrompere la terapia con Nexviadyme deve essere presa tenendo in considerazione il beneficio dell'allattamento per il bambino e il beneficio della terapia per la madre.
Fertilità
Non sono disponibili dati clinici in merito ai possibili effetti di Nexviadyme sulla fertilità. Gli studi animali condotti sui topi non hanno mostrato alcuna compromissione della fertilità maschile o femminile (cfr. «Dati preclinici»).
Effetti sulla capacità di condurre veicoli e sull'impiego di macchine
Non sono stati condotti studi degli effetti del medicamento sulla capacità di guidare veicoli o usare macchine. La sensazione di vertigini, ipotensione e stanchezza segnalate come IAR, possono influenzare la capacità di guidare e usare macchine il giorno dell'infusione.
Effetti indesiderati
Riassunto del profilo di sicurezza
L'analisi di sicurezza aggregata di 4 studi clinici (EFC14028/COMET, ACT14132/mini-COMET, TDR12857/NEO e LTS13769/NEO-EXT) ha incluso un totale di 142 pazienti trattati con Nexviadyme (118 pazienti adulti e 24 pediatrici [un paziente pediatrico è stato direttamente arruolato nel periodo di estensione in aperto dello studio COMET]).
Gli effetti indesiderati gravi riportati nei pazienti trattati con Nexviadyme sono stati: disturbi respiratori e brividi nell'1,4% dei pazienti, mentre nello 0,7% dei pazienti si sono manifestati cefalea, dispnea, ipossia, gonfiore della lingua, nausea, prurito, orticaria, alterazioni cromatiche della cute, fastidio al torace, piressia, aumento o calo della pressione arteriosa, temperatura corporea aumentata, frequenza cardiaca aumentata e diminuzione della saturazione di ossigeno. Un totale di 4 pazienti che hanno ricevuto Nexviadyme negli studi clinici hanno interrotto il trattamento in via definitiva, compresi 3 pazienti a causa di un grave effetto indesiderato.
Gli effetti indesiderati del medicamento più frequentemente segnalati (>5%) sono stati: prurito (13,4%), nausea (12%), cefalea (10,6%), eruzione cutanea (10,6%), orticaria (8,5%), brividi (7,7%), stanchezza (7,7%) ed eritema (5,6%).
In un'analisi di sicurezza aggregata sono state riportate IAR in 56/142 (39,4%) pazienti trattati in studi clinici con avalglucosidasi alfa. IAR gravi sono state riportate in 6/142 (4,2%) pazienti, tra cui sintomi quali disturbi respiratori, ipossia, fastidio al torace, edema generalizzato, gonfiore della lingua, disfagia, nausea, eritema, orticaria e aumento o calo della pressione arteriosa. Le IAR riportate in più di 1 paziente includevano disturbi respiratori, fastidio al torace, dispnea, tosse, diminuzione della saturazione di ossigeno, irritazione della gola, dispepsia, nausea, vomito, diarrea, tumefazione delle labbra, tumefazione della lingua, eritema, eritema palmare, eruzione cutanea, eruzione eritematosa, prurito, orticaria, iperidrosi, placca cutanea, iperemia oculare, edema palpebrale, edema facciale, aumento o calo della pressione arteriosa, tachicardia, cefalea, sensazione di vertigini, tremore, sensazione di bruciore, dolori (inclusi dolori agli arti, fastidio all'addome superiore, dolore orofaringeo e al fianco), sonnolenza, lentezza, stanchezza, piressia, malattia simil-influenzale, brividi, flush, sensazione di caldo o freddo, cianosi e pallore. La maggior parte delle IAR è stata di gravità da lieve a moderata.
Gli effetti indesiderati riportati in almeno 2 pazienti (≥1%) trattati con Nexviadyme nell'analisi aggregata degli studi clinici sono elencati di seguito.
Effetti indesiderati presentati secondo la classificazione sistemica organica e in ordine di frequenza: «molto comune» (≥1/10), «comune» (da ≥1/100 a <1/10), «non comune» (da ≥1/1000 a <1/100), «raro» (da ≥1/10 000 a <1/1000), «molto raro» (<1/10 000), non noto (non può essere stimato sulla base dei dati disponibili).
A causa del numero ridotti di pazienti (n = 142) , un effetto indesiderato segnalato in 2 pazienti è classificato come comune. All'interno di ciascuna classe di frequenza, gli effetti indesiderati sono elencati in ordine di gravità decrescente.
Classificazione sistemica organica | Frequenza |
| Molto comune | Comune | Non comune |
Infezioni e infestazioni | | | Congiuntivite |
Patologie del sistema immunitario | Ipersensibilità (60,6%) | Anafilassi | |
Patologie del sistema nervoso | Cefalea (10,6%) | Sensazione di vertigini Tremore Sonnolenza Sensazione di bruciore | Parestesia |
Patologie dell'occhio | | Iperemia oculare Iperemia della congiuntiva Prurito oculare Edema palpebrale | Secrezione lacrimale aumentata |
Patologie cardiache | | Tachicardia | Extrasistoli ventricolari |
Patologie vascolari | | Ipertensione Flush Ipotensione Cianosi Vampata di calore Pallore | |
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche | | Tosse Dispnea Disturbi respiratori Irritazione della gola Dolore orofaringeo | Tachipnea Edema della laringe |
Patologie gastrointestinali | Nausea (12,0%) | Diarrea Vomito Tumefazione delle labbra Tumefazione della lingua Dolore addominale Fastidio all'addome superiore Dispepsia | Ipoestesia orale Parestesia orale Disfagia |
Patologie della cute e dei tessuti sottocutanei | Prurito (13,4%) Eruzione cutanea (10,6%) | Orticaria Eritema Eritema palmare Iperidrosi Eruzione eritematosa Eruzione cutanea pruriginosa Placca cutanea | Angioedema Decolorazione cutanea |
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo | | Spasmi muscolari Mialgia Dolori a un arto Dolore al fianco | |
Patologie generali e condizioni relative alla sede di somministrazione | | Stanchezza Brividi Piressia Fastidio al torace Dolori Malattia simil-influenzale Dolore in sede di infusione Astenia Edema facciale Sensazione di freddo Sensazione di caldo Lentezza | Dolore della faccia Ipertermia Stravaso in nuova sede di infusione Dolori articolari in sede di infusione Eruzione cutanea in sede di infusione Reazione in sede di infusione Orticaria in sede di infusione Edema localizzato Tumefazione periferica |
Esami diagnostici | | Aumento della pressione arteriosa Riduzione della saturazione di ossigeno Temperatura corporea aumentata | Frequenza cardiaca aumentata Rumori respiratori anormali Fattore supplementare aumentato Aumento della concentrazione del complesso immunitario |
La tabella include effetti indesiderati dovuti al trattamento verosimilmente collegati da un punto di vista biologico all'avalglucosidasi alfa sulla base dell'informazione professionale dell'alglucosidasi alfa.
Studio EFC14028/COMET
Nello studio EFC14028/COMET, 100 pazienti di età compresa tra 16 e 78 anni, affetti da LOPD e naïve a ERT sono stati trattati con 20 mg/kg di Nexviadyme (n=51) o con 20 mg/kg di alglucosidasi alfa (n=49). Durante il periodo di controllo attivo in doppio cieco di 49 settimane sono stati segnalati effetti indesiderati gravi nel 2% dei pazienti trattati con Nexviadyme e nel 6,1% di quelli trattati con alglucosidasi alfa. L'8,2% dei pazienti trattati con alglucosidasi alfa nello studio ha interrotto permanentemente il trattamento a causa di effetti indesiderati. Nessuno dei pazienti del gruppo Nexviadyme ha interrotto il trattamento in modo permanente. Gli effetti indesiderati più frequentemente segnalati (>5%) nei pazienti trattati con Nexviadyme sono stati cefalea, nausea, prurito, orticaria e stanchezza.
Dei 95 pazienti che hanno partecipato al periodo di estensione in aperto dello studio EFC14028/COMET, 51 pazienti hanno continuato il trattamento con Nexviadyme e 44 pazienti sono passati da alglucosidasi alfa a Nexviadyme. Durante il periodo di estensione in aperto sono stati segnalati effetti indesiderati gravi in 3 (5,8%) pazienti che hanno continuato il trattamento con Nexviadyme per tutta la durata dello studio e in 3 (6,8%) pazienti che sono passati a Nexviadyme. Gli effetti indesiderati piú frequentemente riportati (>5%) nei pazienti che hanno continuato il trattamento con Nexviadyme per tutta la durata dello studio sono stati nausea, brividi, eritema, prurito e orticaria. Gli effetti indesiderati più frequentemente segnalati (>5%) dai pazienti che sono passati a Nexviadyme sono stati prurito, eruzione cutanea, cefalea, nausea, brividi, stanchezza e orticaria.
Descrizione di specifici effetti indesiderati
Ipersensibilità (compresa anafilassi)
In un'analisi di sicurezza aggregata, 86/142 pazienti (60,6%) hanno sperimentato reazioni di ipersensibilità, compresi 7/142 pazienti (4,9%) che hanno riportato gravi reazioni di ipersensibilità e 4/142 pazienti (2,8%) che hanno sperimentato anafilassi. Alcune reazioni di ipersensibilità erano mediate dalle IgE. I sintomi dell'anafilassi hanno incluso tumefazione della lingua, ipotensione, ipossia, disturbi respiratori, fastidio al torace, edema generalizzato, rossore generalizzato, sensazione di caldo, tosse, sensazione di vertigini, disartria, sensazione di nodo in gola, disfagia, nausea, eritema palmare, tumefazione del labbro inferiore, rumori respiratori anomali, arrossamento dei piedi, tumefazione della lingua, prurito dei palmi delle mani e dei piedi e riduzione della saturazione dell'ossigeno. I sintomi delle reazioni di ipersensibilità gravi includevano tumefazione della lingua, insufficienza respiratoria, disturbi respiratori, edema generalizzato, eritema, orticaria ed eruzione cutanea.
Reazioni associate all'infusione (IAR)
In un'analisi di sicurezza aggregata sono state segnalate IAR in 56/142 (39,4%) pazienti trattati con Nexviadyme negli studi clinici. Negli studi clinici, 6/142 pazienti (4,2%) hanno riportato IAR gravi, compresi sintomi di disturbi respiratori, ipossia, fastidio al torace, edema generalizzato, gonfiore della lingua, disfagia, nausea, eritema, orticaria e aumento o calo della pressione arteriosa. Le IAR riportate in più di un paziente includevano sintomi di disturbi respiratori, fastidio al torace, dispnea, tosse, diminuzione della saturazione di ossigeno, irritazione della gola, dispepsia, nausea, vomito, diarrea, tumefazione delle labbra, tumefazione della lingua, eritema, eritema palmare, eruzione eritematosa, prurito, orticaria, iperidrosi, placca cutanea, iperemia oculare, edema palpebrale, edema facciale, aumento o calo della pressione arteriosa, tachicardia, cefalea, sensazione di vertigini, tremore, sensazione di bruciore, dolori (inclusi dolori agli arti, fastidio all'addome superiore, dolore orofaringeo e al fianco), sonnolenza, lentezza, stanchezza, piressia, malattia simil-influenzale, brividi, flush, sensazione di caldo o freddo, cianosi e pallore. La maggior parte delle IAR si è verificata durante o entro le prime 24 ore dalla somministrazione di Nexviadyme ed era di gravità da lieve a moderata.
Studio EFC14028/COMET
Durante il periodo di controllo attivo in doppio cieco di 49 settimane, un minor numero di pazienti con LOPD del gruppo avalglucosidasi alfa ha riportato almeno una IAR (13/51 [25,5%]) rispetto al gruppo alglucosidasi alfa (16/49 [32,7%]). Non sono state segnalate IAR gravi nei pazienti del gruppo avalglucosidasi alfa, ma sono state segnalate in 2 pazienti del gruppo alglucosidasi alfa. Le IAR più frequentemente segnalate durante la terapia infusionale (>2 pazienti) nel gruppo avalglucosidasi alfa sono state prurito (7,8%) e orticaria (5,9%), mentre nel gruppo alglucosidasi alfa sono stati segnalati nausea (8,2%), prurito (8,2%) e flush (6,1%).
Durante il periodo di estensione in aperto sono state segnalate IAR in 12 (23,5%) pazienti che hanno continuato il trattamento con Nexviadyme per tutta la durata dello studio. Le IAR riportate in più di un paziente sono state nausea, brividi, eritema, prurito, piressia, orticaria, eruzione cutanea e iperemia oculare. Sono state segnalate IAR in 22 (50%) pazienti passati a Nexviadyme. Le IAR segnalate in più di un paziente sono state prurito, cefalea, eruzione cutanea, nausea, brividi, stanchezza, orticaria, disturbi respiratori, sensazione di freddo, fastidio al torace, eritema, eruzione eritematosa, eruzione cutanea pruriginosa, placca cutanea, sensazione di bruciore, tumefazione delle labbra e tumefazione della lingua. Il numero di IAR è aumentato in entrambi i gruppi nel corso del tempo.
Immunogenicità
Come per tutte le proteine terapeutiche, esiste il rischio di immunogenicità. Il rilevamento della formazione di anticorpi dipende in gran parte dalla sensibilità e dalla specificità del test. Inoltre, l'incidenza della positività agli anticorpi osservata nel test degli anticorpi (in particolare gli anticorpi neutralizzanti) può essere influenzata da numerosi fattori, in particolare la metodologia del dosaggio, la manipolazione del campione, il momento in cui il campione viene prelevato, i trattamenti farmacologici concomitanti e la patologia sottostante. Per questi motivi, il confronto fra l'incidenza degli anticorpi contro Nexviadyme negli studi sopraccitati e l'incidenza degli anticorpi in altri studi contro altri prodotti può essere fuorviante.
L'incidenza della risposta degli AAM all'avalglucosidasi alfa nei pazienti con malattia di Pompe trattati con Nexviadyme è presentata nella Tabella 3. Il tempo mediano alla sieroconversione è stato di 8,3 settimane.
Nei pazienti adulti naïve al trattamento, la comparsa di IAR è stata osservata sia nei pazienti AAM-positivi che in quelli AAM-negativi. Un aumento dell'incidenza di IAR e di ipersensibilità è stato osservato con titoli di AAM IgG più elevati. Nei pazienti adulti precedentemente sottoposti a ERT, l'incidenza delle IAR e delle reazioni di ipersensibilità era più alta nei pazienti che hanno sviluppato AAM durante il trattamento rispetto a quelli che non hanno sviluppato AAM. Un paziente naïf al trattamento e 2 pazienti già trattati con ERT hanno manifestato anafilassi. Le IAR si sono manifestate con una frequenza simile nei pazienti pediatrici positivi agli anticorpi contro l'avalglucosidasi alfa e in quelli negativi. Si è verificata una reazione anafilattica anche in un paziente pediatrico già trattato con ERT.
Nello studio clinico EFC14028/COMET, 81 dei 96 pazienti (84,4%) hanno sviluppato AAM. La maggioranza dei pazienti presentava titoli di AAM nell'intervallo da basso a intermedio, laddove 7 pazienti hanno segnalato titoli anticorpali elevati e sostenuti (High Sustained Antibody Titers - HSAT) contro Nexviadyme. La valutazione della cross-reattività sugli AAM in 49 settimane ha mostrato che 3 (5,9%) pazienti hanno prodotto anticorpi che presentano una reazione crociata con l'alglucosidasi alfa e Nexviadyme. Nei pazienti con titoli elevati sono stati osservati effetti variabili su PK, PD e misure di efficacia, tuttavia nella maggior parte dei pazienti gli AAM non hanno avuto effetti clinicamente significativi sull'efficacia.
Tabella 3 - Incidenza degli AAM emersi durante il trattamento nei pazienti con malattia di Pompe
| Nexviadyme |
| AAM contro avalglucosidasi alfa in pazienti naïve al trattamentoa | AAM contro avalglucosidasi alfa in pazienti già trattatib |
| Adulti 20 mg/kg ogni due settimane (N=62) N (%) | Adulti 20 mg/kg ogni due settimane (N=58) N (%) |
AAM al basale | 2 (3,3) | 43 (74,1) |
AAM emersi durante il trattamento | 59 (95,2) | 36 (62,1) |
Anticorpi neutralizzanti |
Entrambi i tipi di AcN | 14 (22,6) | 5 (8,6) |
Solo inibizione dell'attività enzimatica | 5 (8,1) | 6 (10,3) |
Solo inibizione dell'assorbimento degli enzimi | 12 (19,4) | 15 (25,9) |
a Comprende due pazienti pediatrici
b I pazienti pre-trattati con alglucosidasi alfa hanno ricevuto questa terapia prima o durante lo studio clinico per un periodo di 0,9-9,9 anni prima di essere trattati con Nexviadyme.
Popolazione pediatrica
Gli effetti indesiderati del medicamento riportati negli studi clinici in bambini e adolescenti (19 bambini e adolescenti con LOPD di età compresa tra 1 e 12 anni [età media: 6,8 anni] e due pazienti pediatrici [9 e 16 anni] con LOPD) sono risultati comparabili a quelli segnalati negli adulti.
Segnalazione di effetti indesiderati sospetti
La notifica di effetti indesiderati sospetti dopo l'omologazione del medicamento è molto importante. Consente una sorveglianza continua del rapporto rischio-beneficio del medicamento. Chi esercita una professione sanitaria è invitato a segnalare qualsiasi nuovo o grave effetto collaterale sospetto attraverso il portale online ElViS (Electronic Vigilance System). Maggiori informazioni sul sito www.swissmedic.ch.
Posologia eccessiva
Segni e sintomi
Le IAR sono più probabili a velocità di infusione più elevate (vedere «Avvertenze e misure precauzionali»).
Proprietà/Effetti
Codice ATC
A16AB22
Meccanismo d'azione
La malattia di Pompe (nota anche come malattia da accumulo di glicogeno di tipo II, carenza di maltasi acida o glicogenosi di tipo II) è una rara malattia muscolare metabolica ereditaria autosomica recessiva definita da una carenza di α-glucosidasi acida (GAA), necessaria per la scomposizione del glicogeno lisosomiale. La GAA scinde i legami alfa-1,4 e alfa-1,6 del glicogeno nell'ambiente acido del lisosoma. La malattia di Pompe provoca un accumulo intra-lisosomiale di glicogeno in vari tessuti, in particolare nel muscolo cardiaco e nei muscoli scheletrici, portando allo sviluppo di cardiomiopatia, debolezza muscolare progressiva e compromissione della funzione respiratoria.
L'avalglucosidasi alfa è una α-glucosidasi acida umana ricombinante (rhGAA) che fornisce una fonte esogena di GAA. L'avalglucosidasi alfa è una modifica dell'alglucosidasi alfa in cui circa 7 strutture di esamannosio contenenti ciascuna 2 frammenti terminali di mannosio-6-fosfato (bis-M6P) sono coniugate a residui di acido sialico ossidati sull'alglucosidasi alfa. L'avalglucosidasi alfa moltiplica per 15 il numero di frammenti di mannosio-6-fosfato (M6P) rispetto all'alglucosidasi alfa. L'aumento del livello di bis-m6P sull'alfa-glucosidasi acida umana ricombinante consente di aumentare l'assorbimento nel diaframma e in altri muscoli scheletrici attraverso il recettore M6P indipendente dai cationi, dove può degradare il glicogeno e migliorare le alterazioni dei tessuti. Il legame con i recettori di M6P sulla superficie cellulare avviene tramite i gruppi di carboidrati sulla molecola di alfa-glucosidasi acida, dopodiché viene internalizzata e trasportata ai lisosomi, dove subisce una scissione proteolitica con conseguente aumento dell'attività enzimatica per degradare il glicogeno.
Farmacodinamica
In pazienti affetti da LOPD, naïve al trattamento, di età compresa tra i 16 e i 78 anni, la variazione percentuale media (deviazione standard, DS) dei tetrasaccaridi esosi urinari dal basale era pari rispettivamente
al -53,90% (24,03) alla settimana 49 e al -53,35% (72,73) alla settimana 145 nei pazienti che avevano ricevuto 20 mg/kg di Nexviadyme ogni due settimane.
Nei pazienti trattati con 20 mg/kg di alglucosidasi alfa ogni due settimane, la variazione percentuale media (DS) dei tetrasaccaridi esosi urinari dal basale era pari al -10,80% (32,33) alla settimana 49 ed era scesa al -48,04% (41,97) alla settimana 145 dopo il passaggio dall'alglucosidasi alfa a Nexviadyme.
Efficacia clinica
La sicurezza e l'efficacia di Nexviadyme sono state studiate in studi clinici in pazienti naïve al trattamento e che erano già stati trattati con ERT al momento dell'inizio della terapia.
Studi clinici in pazienti con LOPD
Lo studio 1, EFC14028/COMET, era uno studio multinazionale, multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, che confrontava l'efficacia e la sicurezza di Nexviadyme e dell'alglucosidasi alfa in 100 pazienti con LOPD, naïve al trattamento, di età compresa tra i 16 e i 78 anni. I pazienti sono stati randomizzati in un rapporto 1:1 secondo il valore basale della capacità vitale forzata (Forced Vital Capacity - FVC), genere, età e paese per ricevere 20 mg/kg di Nexviadyme o alglucosidasi alfa una volta ogni due settimane per 12 mesi (49 settimane).
Lo studio ha incluso un periodo di estensione in aperto in cui tutti i pazienti che avevano ricevuto alglucosidasi alfa sono passati a Nexviadyme e hanno proseguito il trattamento almeno fino alla settimana 145. Complessivamente, 95 pazienti sono entrati nel periodo di estensione in aperto (51 dal braccio di trattamento con Nexviadyme e 44 dal braccio di trattamento con alglucosidasi alfa). Un ulteriore paziente pediatrico è stato arruolato direttamente nel periodo di estensione in aperto.
L'endpoint primario dello studio 1 era la variazione della FVC in piedi (% del valore teorico) a 12 mesi dal basale (settimana 49). Alla settimana 49, la variazione della media dei minimi quadrati (errore standard) per la FVC per i pazienti Nexviadyme e alglucosidasi alfa era rispettivamente del 2,89% (0,88) e dello 0,46% (0,93). La differenza della media dei minimi quadrati clinicamente significativa del 2,43% (IC al 95%): -0,13, 4,99) tra Nexviadyme e alglucosidasi alfa era superiore al margine di non-inferiorità predefinito di -1,1 e ha raggiunto la non-inferiorità statistica (p=0,0074). Lo studio non ha mostrato alcuna significatività statistica per la superiorità (p=0,0626) e il test dell'endpoint secondario è stato eseguito senza aggiustamento per la molteplicità.
I risultati per l'endpoint primario sono presentati nella Tabella 4 e nella Figura 1.
Tabella 4 - Variazione della media dei minimi quadrati della FVC (% del valore teorico) dal basale alla settimana 49 in posizione eretta
| | Nexviadyme (n=51) | alglucosidasi alfa (n=49) |
Valore iniziale prima dell'inizio del trattamento | Media (deviazione standard) | 62,5 (14,4) | 61,6 (12,4) |
Settimana 49 | Media (deviazione standard) | 65,49 (17,42) | 61,16 (13,49) |
Variazione stimata tra valore iniziale e la settimana 49 (MMRM) | Media dei minimi quadrati (errore standard) | 2,89* (0,88) | 0,46* (0,93) |
Differenza stimata tra i gruppi nella variazione tra il valore iniziale e la settimana 49 (MMRM) | Media dei minimi quadrati (IC al 95%) p-value** p-value*** | 2,43* (-0,13; 4,99) 0,0074 0,0626 |
MMRM: modello misto a misure ripetute.
*Sulla base del modello MMRM, il modello include FVC iniziale % del valore teorico (come effetto continuo), genere, età (in anni alla visita iniziale dello studio), gruppo di trattamento, visita dello studio, interazione tra gruppo di trattamento e visita dello studio come parametri fissi.
** Limite di non inferiorità di -1,1%
*** Superiorità non raggiunta
Figura 1: Grafico della variazione media (SE) della LS della FVC rispetto al basale (% prevista) in posizione eretta nel tempo in pazienti affetti da LOPD naïve al trattamento (studio 1)
Per i pazienti che sono passati dal trattamento con alglucosidasi alfa a Nexviadyme dopo la settimana 49, la variazione della media quadratica minima del valore percentuale di FVC prevista dalla settimana 49 alla settimana 145 era di 0,81 (1,08) (IC al 95%: -1,32; 2,95). Dopo il passaggio a Nexviadyme, nel gruppo trattato con alglucosidasi alfa è stata osservata una stabilizzazione del valore percentuale della FVC % prevista, con valori simili a quelli osservati nel gruppo Nexviadyme alla settimana 145. I pazienti che hanno continuato a ricevere Nexviadyme hanno mantenuto un miglioramento del valore percentuale della FVC prevista rispetto al basale.
L'endpoint primario dello studio 1 era la variazione della distanza percorsa durante il test della marcia dei 6 minuti (6-Minute Walk Test (6MWT) a 12 mesi dal basale (settimana 49). Alla settimana 49, la variazione della media dei minimi quadrati (errore standard) rispetto al basale nel 6MWT nei pazienti trattati con Nexviadyme e alglucosidasi alfa era rispettivamente di 32,21 metri (9,93) e di 2,19 metri (10,40). La differenza clinicamente significativa di 30,01 metri nella media dei minimi quadrati ha mostrato un miglioramento numerico con Nexviadyme rispetto all'alglucosidasi alfa. I risultati per il 6MWT, così come gli altri endpoint secondari, sono dettagliati nella tabella 5.
Tabella 5 - Variazione della media dei minimi quadrati tra il basale e la settimana 49 per gli altri endpoint secondari
Endpoint | Nexviadyme Variazione della media dei minimi quadrati (errore standard) | alglucosidasi alfa Variazione della media dei minimi quadrati (errore standard) | Differenza media dei minimi quadrati (IC al 95%) |
Distanza percorsa in metri (6-minute walk test (6MWT)) a,b | 32,21 (9,93) | 2,19 (10,40) | 30,01 (1,33; 58,69) |
Pressione inspiratoria massima (PIM) (% del valore teorico) c | 8,70 (2,09) | 4,29 (2,19) | 4,40 (-1,63; 10,44) |
Pressione espiratoria massima (PEM) (% del valore teorico) c | 10,89 (2,84) | 8,38 (2,96) | 2,51 (-5,70; 10,73) |
Punteggi sintetici del dinamometro portatile (HHD) | 260,69 (46,07) | 153,72 (48,54) | 106,97 (-26,56; 240,5) |
Punteggio della misura della funzione motoria totale (TMFS) | 3,98 (0,63) | 1,89 (0,69) | 2,08 (0,22; 3,95) |
Studio sanitario sulla qualità della vita (SF-12) | Punteggio PCSd: 2,37 (0,99) Punteggio MCSe: 2,88 (1,22) | 1,60 (1,07) 0,76 (1,32) | 0,77 (-2,13; 3,67) 2,12 (-1,46; 5,69) |
a Il modello MMRM per la distanza 6MWT si adatta al valore percentuale di FVC prevista al basale e alla 6MWT (distanza percorsa in metri) al basale, all'età (in anni, al basale), al genere, al gruppo di trattamento, alla visita dello studio e all'interazione trattamento-visita dello studio come parametri fissi.
b La variazione della media dal basale alle settimane 13, 25 e 37 era rispettivamente 18,02 (8,79), 27,26 (9,98) e 28,43 (9,06) nel gruppo avalglucosidasi alfa e rispettivamente 15,11 (9,16), 9,58 (10,41) e 15,49 (9,48) nel gruppo alglucosidasi alfa.
c Analisi di sensibilità post-hoc che ha escluso 4 pazienti (2 in ogni braccio di trattamento) con valori PIM e PEM sovrafisiologici al basale.
d Riepilogo della componente fisica.
e Riepilogo della componente mentale.
Per i pazienti che sono passati dal trattamento con alglucosidasi alfa a Nexviadyme dopo la settimana 49, la variazione della media quadratica minima nel 6MWT (distanza percorsa in metri) dalla settimana 49 alla settimana 145 è stata di -2,3 m (10,6), IC al 95%: -23,2; 18,7. Alla settimana 145, è stata osservata una stabilizzazione del 6MWT dopo il passaggio dal gruppo alglucosidasi alfa a Nexviadyme. I partecipanti al braccio Nexviadyme hanno mantenuto il miglioramento rispetto al basale.
In uno studio in aperto, non controllato, condotto su pazienti affetti da LOPD, il valore percentuale della FVC prevista e il 6MWT hanno mostrato un mantenimento dell'effetto durante il trattamento a lungo termine con avalglucosidasi alfa 20 mg/kg somministrato ogni due settimane per un massimo di 6 anni.
Registro per pazienti con la malattia di Pompe
Gli operatori sanitari o i medici sono invitati a iscrivere nel registro i loro pazienti con la malattia di Pompe. I dati dei pazienti verranno raccolti in modo anonimo in questo registro, creato per migliorare la conoscenza di questa malattia e monitorare i pazienti e la loro risposta alla terapia enzimatica sostitutiva nel tempo.
Farmacocinetica
La farmacocinetica dell'avalglucosidasi alfa è stata valutata nell'ambito di un'analisi della popolazione di 75 pazienti LOPD di età compresa tra 16 e 78 anni che hanno ricevuto tra 5 e 20 mg/kg di avalglucosidase alfa ogni due settimane per un massimo di 5 anni.
Assorbimento
Nei pazienti LOPD, per un'infusione endovenosa di 4 ore di 20 mg/kg ogni due settimane, la Cmax media e l'AUC2W erano rispettivamente 273 µg/ml (24%) e 1220 µg.h/ml (29%).
Distribuzione
Nei pazienti con LOPD, il volume di distribuzione dell'avalglucosidasi alfa nel compartimento centrale previsto dal modello farmacocinetico nella popolazione tipica era di 3,4 l.
Metabolismo
Non applicabile.
Eliminazione
Nei pazienti con LOPD, la clearance lineare prevista dal modello farmacocinetico nella popolazione tipica era di 0,87 l/h. Dopo una dose di 20 mg/kg ogni due settimane, l'emivita media di eliminazione nel plasma era di 1,55 ore.
Linearità/non linearità
L'esposizione all'avalglucosidasi alfa è aumentata in modo dose-dipendente tra 5 e 20 mg/kg in pazienti con LOPD. Nessun accumulo è stato osservato dopo somministrazione della dose ogni due settimane.
Immunogenicità
Nello studio 1, EFC14028/COMET, il 96,1% (49 pazienti su 51) che riceveva Nexviadyme ha sviluppato anticorpi anti-medicamento emersi durante il trattamento primario fino alla settimana 49. Poiché solo 2 pazienti non hanno sviluppato anticorpi anti-medicamento, l'impatto sulla farmacocinetica è stato valutato classificando i pazienti che hanno sviluppato anticorpi anti-medicamento in 3 gruppi con picco dei titoli: ≤800, 1600-6400, e ≥12.800. Cinque pazienti presentavano una variazione maggiore o uguale al 50% nell'area sotto la curva (AUC) alla settimana 49 rispetto al basale, ma senza una chiara tendenza nei titoli. Il confronto inter-soggetto dell'area sotto la curva (AUC) al giorno 1 e 2 e alla settimana 49 è stato coerente con l'analisi generale della variazione percentuale dell'AUC e della positività degli anticorpi anti-medicamento classificata in base ai titoli anticorpali del medicamento. La valutazione in vitro di anticorpi neutralizzanti che inibiscono l'attività enzimatica o l'assorbimento cellulare non ha mostrato una chiara relazione tra la positività del saggio e l'AUC.
Cinetica in gruppi di pazienti specifici
Le analisi farmacocinetiche di popolazione in pazienti con LOPD hanno dimostrato che l'età e il sesso non hanno influenzato significativamente la farmacocinetica dell' avalglucosidasi alfa.
Insufficienza epatica
La farmacocinetica di avalglucosidasi alfa non è stata studiata in pazienti con disturbi della funzionalità epatica.
Compromissione della funzionalità renale
Non sono stati eseguiti studi formali per valutare l'effetto di una compromissione della funzionalità renale sulla farmacocinetica dell'avalglucosidasi alfa. Sulla base di un'analisi farmacocinetica di popolazione che ha preso in esame i dati di 75 pazienti con LOPD che hanno ricevuto 20 mg/kg, compresi 6 pazienti con compromissione della funzionalità renale lieve (velocità di filtrazione glomerulare: da 60 a 89 ml/min alla prima visita dello studio) non è stato osservato alcun effetto della compromissione della funzionalità renale sull'esposizione all'alfa avalglucosidasi.
Dati preclinici
I dati preclinici non rivelano alcun rischio particolare per l'uomo in base agli studi convenzionali di tossicità a dosi ripetute che includevano endopoint di sicurezza farmacologica. Nella maggior parte degli studi sui topi è stata precedentemente somministrata difenidramina (DPH) per prevenire o limitare una reazione di ipersensibilità. La DPH non era necessaria per le altre specie.
Non sono stati condotti studi sulla cancerogenicità e genotossicità.
Tossicità a dosi ripetute
Dosi ripetute di avalglucosidasi alfa nei topi hanno prodotto titoli anticorpali anti-medicamento quantificabili e segni coerenti con ipersensibilità. La tossicità cronica dell'avalglucosidasi alfa è stata quindi valutata solo nelle scimmie per 26 settimane. Il livello massimo senza effetti avversi osservati (NOAEL) nelle scimmie era la dose somministrata di 200 mg/kg di avalglucosidasi alfa ogni due settimane per via endovenosa.
Il rapporto di esposizione (area sotto la curva [AUC] al NOAEL di 200 mg/kg qow nelle scimmie/esposizione a 20 mg/kg qow in pazienti adulti con LOPD) è di 23 volte.
Tossicità per la riproduzione
L'avalglucosidasi alfa non ha prodotto effetti nocivi in uno studio combinato sulla fertilità maschile e femminile nei topi a dosi fino a 50 mg/kg somministrate per via endovenosa ogni due giorni (9,4 volte l'AUC umana allo stato stazionario alla dose raccomandata di 20 mg/kg ogni due settimane per i pazienti con LOPD).
In uno studio di tossicità embrio-fetale condotto sui topi, la somministrazione di avalglucosidasi alfa nei giorni di gestazione da 6 a 15 ha prodotto una tossicità materna legata alla risposta immunologica (compresa l'anafilassi) alla dose massima di 50 mg/kg/giorno (17 volte l'AUC allo stato stazionario negli esseri umani alla dose raccomandata di 20 mg/kg ogni due settimane per i pazienti con LOPD). Questa dose ha anche indotto una maggiore perdita post-impianto e un numero medio di riassorbimenti tardivi.
L'avalglucosidasi alfa non attraversa la placenta nei topi, indicando che gli effetti embrio-fetali con una dose inferiore a 50 mg/kg/giorno erano legati alla tossicità materna associata alla risposta immunologica. Non sono state osservate né malformazioni né alterazioni dello sviluppo. Il NOAEL sullo sviluppo nei topi è stato di 20 mg/kg/giorno (4,8 volte l'AUC umana allo stato stazionario alla dose bisettimanale raccomandata di 20 mg/kg per i pazienti con LOPD).
Non sono stati osservati effetti indesiderati nello studio di tossicità embrio-fetale nei conigli a cui è stato somministrato avalglucosidasi alfa nei giorni di gestazione 6-19 a dosi fino a 100 mg/kg/giorno per via endovenosa (91 volte l'AUC umana allo stato stazionario alla dose raccomandata di 20 mg/kg ogni due settimane per i pazienti con LOPD).
Non sono stati osservati effetti indesiderati in uno studio sulla tossicità per lo sviluppo pre e post-natale nei topi dopo la somministrazione di avalglucosidasi alfa ogni due giorni dal 6° giorno di gestazione fino a 20 giorni dopo il parto. Il NOAEL per la riproduzione materna negli animali, la vitalità e la crescita della prole era di 50 mg/kg/dose somministrata per via endovenosa.
Studi di tossicità in animali giovani
Nei topi giovani, la somministrazione di avalglucosidasi alfa (fino a 100 mg/kg ogni due settimane per via endovenosa) dal giorno postnatale (PND) 21 al PND 77 o 91 non ha avuto effetti sulla crescita e sullo sviluppo. La mortalità e i segni clinici associati alla risposta immunologica si sono verificati a tutti i livelli di dose.
Il rapporto di esposizione (AUC) degli animali alla dose di 100 mg/kg qow era da 2,1 a 3,7 volte maggiore dell'esposizione alla dose di 40 mg/kg qow usata nei pazienti con malattia di Pompe a esordio infantile (IOPD). Poiché il trattamento è stato iniziato a PND 21, lo studio non permette una valutazione del rischio per i pazienti sotto i 2 anni di età.
Altre indicazioni
Incompatibilità
Poiché non sono stati condotti studi di compatibilità, non si può somministrare questo medicamento in associazione con altri medicamenti.
Stabilità:
Il medicamento non dev'essere utilizzato oltre la data indicata con «EXP» sul contenitore.
Precauzioni particolari per la conservazione
Conservare in frigorifero (2-8 °C). Non utilizzare l'avalglucosidasi alfa dopo la data di scadenza indicata sul flaconcino.
La soluzione ricostituita e diluita deve essere somministrata immediatamente. Il prodotto ricostituito può essere conservato fino a 24 ore in frigorifero a una temperatura compresa tra 2 °C e 8 °C e il prodotto diluito può essere conservato fino a 24 ore in frigorifero a una temperatura compresa tra 2 °C e 8 °C e fino a 9 ore (compreso il tempo di infusione) a temperatura ambiente (fino a 25 °C).
Indicazioni per la manipolazione
I flaconcini sono monouso. Il medicamento non utilizzato e i rifiuti da esso derivati devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente.
Utilizzare una tecnica asettica durante la preparazione.
1.Determinare il numero di flaconcini da ricostituire in base al peso del paziente e alla dose raccomandata di 20 mg/kg.
Peso del paziente (kg) x dose (mg/kg) = dose del paziente (in mg). Dose del paziente (in mg) divisa per 100 mg/flaconcino = numero di flaconcini da ricostituire. Se il numero di flaconcini comprende una frazione, arrotondare al numero intero superiore.
Esempio: Peso del paziente (16 kg) x dose (20 mg/kg) = dose del paziente (320 mg). 320 mg divisi per 100 mg/flaconcino = 3,2 flaconcini, pertanto dovranno essere ricostituiti 4 flaconcini.
2.Togliere dal frigorifero il numero di flaconcini necessari per l'infusione e mettere da parte per circa 30 minuti per consentire di raggiungere la temperatura ambiente.
3.Ricostituire ogni flaconcino iniettando gradualmente 10,0 ml di acqua sterile per preparazioni iniettabili. Da ogni flaconcino si ricaveranno 100 mg/10 ml (10 mg/ml). Evitare di iniettare l'acqua per preparazioni iniettabili con forza per evitare la formazione di schiuma. Ciò si ottiene versando l'acqua per preparazioni iniettabili lentamente, goccia a goccia nel flaconcino e non direttamente sulla polvere liofilizzata. Inclinare e far rotolare delicatamente il flaconcino. Non capovolgere, roteare o scuotere. Aspettare che la polvere si sciolga. Evitare che l'aria entri nella sacca per infusione durante la diluizione del prodotto.
4.Ispezionare immediatamente i flaconcini ricostituiti per individuare l'eventuale presenza di particelle o alterazioni di colore. Non utilizzare se la soluzione è scolorita o se si osservano particelle.
5.La soluzione ricostituita deve essere diluita in una soluzione glucosata al 5% per ottenere una concentrazione finale compresa tra 0,5 mg/ml e 4 mg/ml. Vedere la Tabella 6 per il volume totale di infusione raccomandato in base al peso del paziente.
6.Prelevare lentamente il volume di soluzione ricostituita da ogni flaconcino (calcolato in base al peso del paziente).
7.Aggiungere lentamente la soluzione ricostituita direttamente nella soluzione glucosata al 5%. Evitare la formazione di schiuma ed evitare di agitare la sacca per infusione. Evitare qualsiasi infiltrazione di aria nella sacca per infusione.
8.Capovolgere o massaggiare delicatamente la sacca per mescolare il contenuto. Non agitare.
9.Si raccomanda di utilizzare un filtro in linea da 0,2 μm a basso legame proteico per somministrare Nexviadyme. Quando l'infusione è terminata, sciacquare con una soluzione glucosata al 5% nella sacca per infusione.
10.Non infondere Nexviadyme con altri prodotti nella stessa linea endovenosa.
Tabella 6: Volumi di infusione endovenosa previsti per la somministrazione di Nexviadyme in base al peso del paziente a dosi di 20.
Range del peso del paziente (kg) | Volume di infusione totale per 20 mg/kg (ml) |
da 1,25 a 10 | 50 |
da 10,1 a 20 | 100 |
da 20,1 a 30 | 150 |
da 30,1 a 35 | 200 |
da 35,1 a 50 | 250 |
da 50,1 a 60 | 300 |
da 60,1 a 100 | 500 |
da 100,1 a 120 | 600 |
da 120,1 a 140 | 700 |
da 140,1 a 160 | 800 |
da 160,1 a 180 | 900 |
da 180,1 a 200 | 1000 |
Numero dell'omologazione
67871 (Swissmedic)
Confezioni
Nexviadyme flaconcino da 100 mg, polvere per soluzione per infusione.
·Scatola con 1 flaconcino in vetro monouso da 100 mg/10 ml [A]
·Scatola con 5 flaconcini in vetro monouso da 100 mg/10 ml [A]
·Scatola con 10 flaconcini in vetro monouso da 100 mg/10 ml [A]
Titolare dell’omologazione
sanofi-aventis (Suisse) sa, 1214 Vernier/GE
Stato dell'informazione
Giugno 2024